Tutto per un cavillo amministrativo. La questione potrebbe risolversi con un po’ di buon senso e siamo certi che il pensionato non finirà all’addiaccio.
ARQUATA DEL TRONTO (Ascoli Piceno) – Tra qualche giorno lo butteranno fuori di casa perché non avrebbe più diritto ad un alloggio d’emergenza per via di un esproprio remunerato. Insomma, un cavillo amministrativo, se vogliamo, metterebbe a serio rischio di notti sotto i ponti Bernardino Corradi, 91 anni, al momento titolare di una Sae ovvero Soluzione abitativa di emergenza, poiché proprietario di un fabbricato non più agibile al seguito del terremoto.
E sino a qui sembra tutto chiaro. Durante le scorse festività natalizie il Comune di Arquata del Tronto, gestito dal sindaco Aleandro Petrucci, avrebbe inviato all’arzillo nonno arquatano una missiva nella quale gli si intimava lo sgombero dal locale attualmente occupato e non più nel diritto di abitare. Questo perché, si legge nella lettera, Corradi era proprietario di una casa nella frazione di Trisungo, che l’Anas gli ha espropriato, dietro indennizzo, prima parzialmente e poi nella sua interezza in due diverse tranche fra il marzo del 2016 e il marzo del 2019.
Il motivo dello sfratti era quello di consentire la costruzione di uno svincolo stradale di connessione con una galleria mai ultimata per il fallimento della ditta appaltatrice. I lavori di completamento della galleria, a fronte dei 90 milioni di euro della gara pubblica, non sono mai stati finiti, con grave nocumento della viabilità. Ma non è tutto. I terremoti che si sono succeduti fra agosto e ottobre 2016 avevano reso inagibile del tutto la vecchia dimora di Bernardino, il quale, a fronte di quanto tragicamente accaduto, aveva proposto alle autorità competenti di ricostruire la propria abitazione poco più avanti rispetto ai cantieri dello svincolo stradale. La proposta non andò in porto e l’esproprio venne completato a fronte di una somma di denaro che avrebbe dovuto consentire all’anziano pensionato di costruirsi una casa in altra zona a questo deputata.
Nel frattempo Bernardino avrebbe occupato una Sae, appunto perché senza tetto. Ma il fatto stesso, dicono dal Comune, che Bernardino abbia ceduto all’Anas una casa inagibile, anche se per fini di pubblica utilità, gli farebbe perdere il diritto di utilizzare l’attuale Sae, anche se l’uomo aveva precedentemente chiesto di ricostruire la propria abitazione vicino i cantieri Anas. Insomma il gatto che si morde la coda nonostante il Comune di Arquata non stia facendo altro che applicare la legge. Ma visto che i giorni passano e nessuno fiata, la figlia di Bernardino, Settimia Corradi, rinnova l’appello già messo per iscritto con una lettera al civico consesso locale:
“ […] Vi chiedo anzi vi supplico di non creare un nuovo mero atto burocratico – scriveva Settimia – teso solo al rispetto delle norme a volte crudeli che passano sopra a elementari diritti di equità e di umanità per le persone interessate, ma di favorire una soluzione sì rispettosa delle norme ma, nel contempo, che possa anche consentire di rispettare l’esigenza primaria di un cittadino colpito da continue disgrazie, ovvero quella di passare gli ultimi mesi che gli restano da vivere nella sua Arquata del Tronto […]”.
Pare che alla lettera non vi sia stato riscontro ma i figli, che vivono a porto D’Ascoli e che a turno si recano ad Arquata ogni giorno per accudire Bernardino, non intendono arrendersi e proseguiranno la battaglia nelle opportune sedi competenti. Una di queste potrebbe essere la Prefettura di Ascoli Piceno che, tecnicamente, potrebbe impedire lo sfratto:
“Chiedo solo di rimanere in paese – aggiunge Bernardino, per altro affetto da gravi problemi di salute – anche dentro questa casetta come gli altri terremotati”.
In favore dell’anziano marchigiano è sceso in campo l’ex senatore Antonio Razzi, abruzzese d’origine, che ha preso a cuore la situazione dovuta, tutto sommato, alla solita burocrazia italiana in grado di rovinare le persone: “Ma che stiamo scherzando? – ha detto con forza Razzi – Bernardino deve rimanere dove si trova. Il problema può essere risolto a livello amministrativo e sono sicuro che il sindaco interverrà sanando la questione al più presto per assicurare a Bernardino la serenità che merita”. Riuscirà Bernardino ad evitare l’addiaccio?