L’ultimo studio del Centro CICERO: forti ondate di calore producono stress, mortalità sia per gli esser umani che per il bestiame.
Roma – Più del 70% della popolazione mondiale è a rischio per i cambiamenti climatici! Il recente alluvione che ha colpito nuovamente la provincia bolognese è l’ennesima testimonianza degli effetti nefasti: un ragazzo di 20 anni morto a Pianoro, case distrutte, infrastrutture pericolanti, sfollati. Sono criticità, diventate, ahinoi, strutturali, mentre si fa poco o niente per fermare lo scempio. Gli studi sul cambiamento climatico continuano, intanto, a fornire dati allarmanti. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato curato dal “Centro CICERO per la Ricerca Internazionale sul Clima”, con sede ad Oslo, Norvegia e dall’Università di Reading, Regno Unito. E’ emerso che il 20% della popolazione potrebbe essere vittima di rischi climatici estremi se ci sarà un calo soddisfacente delle emissioni di CO2. Qualora le misure fossero insufficienti, il rischio potrebbe pesare sul 70% della popolazione. Si sa che forti ondate di calore producono stress, mortalità sia per gli esseri umani che per il bestiame, sbalzi per gli ecosistemi, grami raccolti agricoli, complicanze per raffreddare le centrali elettriche e trasporti in difficoltà.
Le forti precipitazioni possono causare alluvioni (come abbiamo toccato con mano), danni a case e infrastrutture, crescita dell’erosione e una diminuzione della qualità dell’acqua. Paradossalmente, in questa situazione, finanche, una celere pulizia dell’aria, ad esempio in Asia, causa veloci e collegati incrementi delle estremità calde incidendo sui monsoni estivi. Questo perché l’inquinamento dell’aria ha nascosto alcune conseguenze del riscaldamento globale, per cui l’obbligata pulizia congiungendosi al riscaldamento globale potrà produrre mutamenti importanti, nei prossimi decenni, nelle condizioni estreme. Nemmeno 50 Patrimoni dell’Umanità Unesco potrebbero sfuggire alla furia devastatrice del clima mutato. Così come alcune opere architettoniche contemporanee. Se succedesse, un pezzo importante della nostra storia e cultura sarà ridotto in macerie. Tra gli eventi più pericolosi e probabili rientrano inondazioni, cicloni, erosione costiera, frane, tempeste. L’Italia sembrerebbe fuori pericolo per quanto riguarda i monumenti. Invece è l’agricolturaa subire i maggiori contraccolpi, al punto che il valore aggiunto potrà avere un calo del 2,5%.
Questi dati sono stati diffusi dall’Istituto Tagliacarne, il centro studi della Camera di Commercio. Le riduzioni più sostanziose hanno colpito il il settore vitivinicolo e frutticolo, mentre alcune colture hanno evidenziato una notevole resilienza. E’ il caso delle colture industriali (+10,2%) e cereali (+6,6%) che si sono adattate anche al clima più estremo. Ci si trova di fronte, dunque, da un lato, a dover sostenere le produzioni agricole colpite dal clima estremo, dall’altro ad incentivare lo sviluppo delle colture più resilienti, carcando, al contempo di promuovere un modello di agricoltura sostenibile. Frattanto, quasi la totalità delle imprese agricole ha investito in tecnologie per contrastare l’impatto ambientale. Rispetto al passato, il settore ha registrato un vistoso calo del numero di aziende, ma è cresciuta la richiesta di alte competenze professionali. Questa volta, il Meridione può sorridere. Lo studio prevede, infatti, che nel 2025 il fatturato potrà incrementarsi.
L’ottimistica previsione è dovuta ad una serie di condizioni, tra cui la digitalizzazione e le tecnologie avanzate, Intelligenza Artificiale (IA) compresa. Infine, parrebbe in aumento la responsabiltà ambientale, vista come una “conditio sine qua non” per il futuro. A confermare (secondo il report) una certa dinamicità e sviluppo del comparto agroalimentare meridionale. Questo apre degli orizzonti inimmaginabili per lo sviluppo della società nel suo complesso e per il Made in Italy nel mondo. Fa piacere che un territorio sempre maltrattato da indagini socioeconomiche, il Meridione appunto, mostri segni di risveglio. Soprattutto, ci augura che le previsioni fatte si realizzino. Questo comporterebbe una serie di vantaggi, iniziando dal rallentamento dell’emigrazione intellettuale di tanti giovani verso il Nord del Paese o all’estero che eviterebbe il deserto demografico e la depredazione del Sud. Chi vivrà vedrà!