Occhio alla falsa scienza che dilaga in rete

Organizzazioni criminali, ben strutturate, producono e smerciano articoli scientifici o inesistenti co-autori, con lo scopo di truffare la ricerca scientifica. Denunciate gli illeciti.

I tentacoli del malaffare avvinghiano pure la scienza! E poi dicono che la sfiducia nelle istituzioni cresce a dismisura! Per forza, visto gli orrori che la cronaca registra quotidianamente. Un tempo la scienza era venerata come una Dea, tanto che quando si parlava di verità scientifica si restava ammaliati in quanto era apodittica e nessuno osava metterla in dubbio. Oggi anch’essa ha ceduto alle lusinghe del malaffare. Non si tratta di qualche singolo caso da considerare il fenomeno fisiologico, quanto di un comportamento divenuto sistemico.

Il fenomeno è stato definito paper mills, vocabolo dal duplice significato. Il primo si riferisce a fabbriche per la produzione di carta. Il secondo riguarda, invece, vere e proprie imprese commerciali che, illecitamente, producono e smerciano articoli scientifici o inesistenti co-autori, con lo scopo di truffare la ricerca scientifica. Il meccanismo è quello tipico delle organizzazioni criminali, ossia l’utilizzo di pratiche truffaldine per falsificare i dati scientifici e inquinarne il dibattito.

Il fatto, come un’onda anomala, sta estendendosi in maniera capillare e rappresenta un serio pericolo per la scienza e per la collettività. Il metodo segue una filiera di questo tipo: gli articoli falsi vengono venduti a ricercatori senza coscienza che cercano pubblicazioni agevoli; i truffatori spesso trovano agenzie e riviste accomodanti che si prostrano al seducente fascino perverso dell’illecito; a volte l’illegalità si realizza attraverso intermediari che sorvegliano parte del processo editoriale.

Tali consorterie riescono a gestire la pubblicazione di diversi articoli grazie all’ausilio addomesticato di editor che sono, in gran parte accademici. Questi risultati sono il frutto di uno studio pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, fondata nel 1915, che pubblica articoli di grande interesse su argomenti di vari settori, soprattutto nel campo biomedico, ma anche biologico, fisico, matematico e delle scienze sociali. L’oggetto dell’indagine dei Sherlock Holmes della scienza è stata PLOS ONE, una rivista scientifica ad accesso aperto, edita da Public Library of Science.

Si tratta di pubblicazioni scientifiche i cui contenuti sono accessibili gratuitamente online, senza barriere economiche, legali o tecniche, permettendone il libero utilizzo e la condivisione da parte di chiunque. In questo mare magnum si sono trovati a proprio agio lestofanti di ogni risma che hanno condotto revisioni paritarie con conflitti di interesse non menzionati. Un piccolo gruppo di redattori, una sorta di “cupola”, 45 su 18 mila, indirizzavano gli articoli ad una sproporzionata ritrattazione. Se gli articoli vengono ritirati e rimossi, significa che gli autori sono stati scoperti.

Questo sistema sfrutta la celerità di internet e le maglie larghe dell’editoria a libero accesso che, in quanto tale, a volte utilizza strumenti di controllo alquanto blandi. In questo modo la produzione falsa rischia di crescere a ritmi più sostenuti di quella lecita. Un duro colpo per l’autorevolezza della scienza che condiziona in maniera pesante anche la collettività. E la tecnologia, con in testa la Signora dell’Olimpo: l’Intelligenza Artificiale (IA), ha esacerbato questo meccanismo, per cui risulta difficile distinguere il vero dal falso.

Con gravi ripercussioni sulle scelte di politica sanitaria e sociale, che riguardano tutti i cittadini. Il solo pensiero che una decisione possa essere presa su informazioni rivelatesi fraudolente, fa scorrere i brividi lungo la schiena. Una sorta di novello Moloch!