Nuova inchiesta scuote la sanità catanese: protesi acustiche al centro di presunti accordi corruttivi

Oltre venti indagati tra medici e imprenditori per un presunto sistema di regali in cambio di promozione di dispositivi medici.

Catania – Una nuova inchiesta della Procura di Siracusa sta scuotendo il mondo della sanità siciliana orientale. Al centro delle indagini un presunto sistema corruttivo che coinvolgerebbe medici specialisti in otorinolaringoiatria e imprenditori del settore delle protesi acustiche. L’indagine, coordinata dal procuratore Sabrina Gambino, ha portato al blitz del 10 giugno scorso presso il Policlinico di Catania.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe configurato un accordo tra alcuni medici che operano negli ospedali di Catania, Siracusa e Ragusa e i titolari di un’azienda siracusana specializzata nella commercializzazione di protesi acustiche. L’obiettivo sarebbe stato quello di promuovere i prodotti dell’azienda sul territorio attraverso presunti regali e benefit offerti ai sanitari.

NAS

I carabinieri del Nas di Ragusa, competenti anche per il territorio siracusano, hanno effettuato perquisizioni negli ambulatori privati e nelle abitazioni di alcuni dirigenti medici, alla ricerca di indizi che possano confermare l’esistenza di questo sistema di scambio di favori. I militari stanno cercando di ricostruire l’intera rete di rapporti tra sanitari e imprenditori, verificando se esistessero accordi formali o informali per la spartizione del mercato delle protesi acustiche.

Oltre venti indagati

L’inchiesta coinvolge complessivamente oltre venti persone. Tra gli oltre venti indagati, il caso più emblematico riguarda un luminare dell’otorinolaringoiatria, docente presso l’Università di Catania e direttore della clinica otorinolaringoiatrica dell’azienda ospedaliero-universitaria etnea. Si tratta di una figura di spicco del panorama medico siciliano, ex presidente dell’Ordine dei medici e riconosciuto esperto nella sua specializzazione.

L’attenzione della Procura si concentrerebbe particolarmente sulla figura del professionista, in quanto titolare del dipartimento, per individuare eventuali segnali che confermino gli accordi che sarebbero stati presi con l’azienda di protesi acustiche.

Ospedale San Marco

Insieme al docente universitario, risulterebbero indagati anche altri due dirigenti del Policlinico, anch’essi specialisti in otorinolaringoiatria, oltre a diversi medici che operano negli ospedali di Siracusa e Ragusa. Il quadro degli indagati comprende meno di una decina di medici otorini della Sicilia orientale ma il numero complessivo degli indagati supera le venti persone.

L’avvocato difensore del professore indagato ha dichiarato che il proprio assistito contesta qualunque accusa e che sarà necessario esaminare gli atti prima di rilasciare qualsiasi commento.

Le indagini in corso

Gli inquirenti dovranno ora analizzare i dispositivi elettronici sequestrati durante le perquisizioni, un processo che richiederà diverse settimane. Solo dopo questi accertamenti la Procura di Siracusa potrà decidere se procedere con l’inchiesta o archiviare il caso.

Contrariamente alle voci circolate negli ambienti ospedalieri, la direzione generale dell’azienda sanitaria catanese non avrebbe ancora avviato procedimenti disciplinari nei confronti dei medici indagati, preferendo attendere le risultanze ufficiali dell’indagine.

Un quadro già compromesso

Questa nuova inchiesta si inserisce in un contesto già critico per la sanità catanese, colpita negli ultimi anni da diversi scandali giudiziari. Nel 2024, alcuni protagonisti del mondo medico locale erano finiti sotto inchiesta per l’assegnazione di incarichi relativi a progetti sanitari regionali.

finanza
L’inchiesta Vasi Comunicanti

Sempre nel luglio 2024, l’inchiesta “Vasi comunicanti” aveva coinvolto illustri cardiologi in un presunto sistema corruttivo legato all’acquisto di valvole aortiche con maggiorazioni del 20%. Tuttavia, quella vicenda si concluse con l’archiviazione delle posizioni degli indagati per mancanza di riscontri, configurandosi come un clamoroso errore giudiziario che ha portato uno dei professori coinvolti a chiedere un risarcimento di 320mila euro.

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