Il giornalista, già condannato per maltrattamenti, rischia sei mesi per lesioni. Respinta l’ipotesi di stalking.
Enrico Varriale torna in tribunale. Il giornalista sportivo, che ha perso il lavoro in Rai lo scorso ottobre dopo una condanna per maltrattamenti e persecuzioni ai danni di una precedente partner, si trova ora a dover affrontare un nuovo procedimento penale. Questa volta l’accusa riguarda episodi di violenza che avrebbero coinvolto una relazione successiva.
Secondo la ricostruzione accusatoria, il sessantacinquenne avrebbe aggredito fisicamente un’altra donna con cui aveva iniziato una frequentazione dopo la fine turbolenta del rapporto precedente. L’episodio si sarebbe verificato l’8 dicembre 2021, quando al termine di un confronto particolarmente acceso tra i due, Varriale avrebbe prima spinto e afferrato con forza la donna, per poi colpirla con uno schiaffo al volto.
La vittima, dopo essere uscita dall’abitazione, si è diretta immediatamente al pronto soccorso dove ha fatto refertare le conseguenze della presunta aggressione. Nell’estate 2021 era stata un’altra compagna a denunciare violenze e comportamenti persecutori da parte del giornalista. In quel caso la vicenda si era conclusa con una sentenza di condanna a dieci mesi e con la conseguente perdita dell’impiego presso la televisione pubblica.
Nel procedimento attuale, la donna aveva segnalato anche presunti comportamenti persecutori successivi all’aggressione. In particolare, aveva riferito di aver ricevuto circa dieci giorni dopo l’episodio una telefonata minatoria nella quale una voce alterata le avrebbe rivolto minacce di morte. L’ex fidanzata aveva attribuito quella chiamata proprio a Varriale.
Il giornalista ha respinto categoricamente questa ricostruzione, sostenendo di aver effettivamente contattato la donna ma per tutt’altro motivo e con toni completamente diversi. Secondo la sua versione, avrebbe semplicemente detto di essere in Rai e di chiamarsi Enrico, smentendo qualsiasi contenuto intimidatorio nella conversazione.
La Procura ha valutato la spiegazione fornita dalla difesa come credibile, tanto da richiedere formalmente lo stralcio dell’accusa di atti persecutori dal quadro processuale. Resta in piedi l’accusa di lesioni personali legate all’episodio dell’8 dicembre 2021, per il quale Varriale rischia una pena detentiva fino a sei mesi.
L’udienza decisiva è fissata per il 22 dicembre.