“Non fai come dico io? Allora muori”

La barbara uccisione a coltellate di Ana davanti ai suoi bambini nelle campagne di Colli al Metauro. Storia di un marito crudele che voleva schiava la moglie.

COLLI AL METAURO (Pesaro-Urbino) – Marito e padre-padrone l’ha ammazzata a coltellate davanti ai tre figli minorenni. Il primogenito ha messo i due germani più piccoli rifugiandosi da una coppia di vicini di casa che poi ha chiamato i carabinieri. L’ennesima tragedia familiare si è consumata alle 2 di notte, dello scorso 6 settembre, in via Papa Celestino V, civico 4, a Colli al Metauro, frazione Saltara, un tempo Comune di Montemaggiore al Metauro sino al 2016. A rimanere cadavere, sul pavimento di casa in un lago di sangue, una madre di tre figli che amava più di ogni altra cosa. “Sono la gioia della mia vita”, scriveva sui social Ana Cristina Duarte Correia, 38 anni, brasiliana, sposa infelice da ben 14 anni, vittima di un uomo geloso e crudele che avrebbe voluto schiavizzarla per sempre.

Con la mano armata di coltello a serramanico Ezio Di Levrano, pugliese di 54 anni, autista di scuolabus e pullman turistici, non ha avuto alcuna esitazione nel colpire ripetutamente la moglie, al culmine di un ultimo violentissimo litigio, davanti agli occhi terrorizzati dei figli di 14, 13 e 6 anni che urlavano assieme alla madre morente. Ma c’è un antefatto. La donna, lo scorso 2 settembre, aveva deciso di andarsene da casa e di concludere definitivamente quella relazione ormai malata e velenosa. Il marito l’aveva denunciata per abbandono del tetto coniugale e i carabinieri della stazione di Colli al Metauro l’avevano contattata per convocarla in caserma onde sentirla su quanto accaduto.

La casa del dramma familiare a Colli al Metauro

Ana Cristina spiegava ai militari le ragioni della sua fuga evidenziando i maltrattamenti ed i soprusi ai quali era sottoposta da anni. Ma quando i militari chiedevano alla donna di mettere nero su bianco Ana Cristina si sarebbe rifiutata di denunciare il marito pur rimanendo convinta di separarsi dall’uomo. A quel punto i carabinieri, senza indugio, presentavano notizia di reato presso la Procura di Pesaro attivando cosi le procedure urgenti previste dal “Codice Rosso”. Il 6 agosto scorso la donna tornava a casa intorno alle 2 di notte, senza darne notizia ai carabinieri, presumibilmente per raccogliere alcuni effetti personali e per portare con sé i tre figli.

Ad attenderla c’era il marito che dopo un violento alterco le sferrava diversi fendenti con un affilatissimo coltello a serramanico davanti ai figli che urlavano di paura. Il primogenito tentava di soccorrere la madre ormai agonizzante ma vedendo il padre ancora con il coltello in mano prendeva in braccio il fratellino più piccolo e faceva da scudo alla sorella:” Presto! Uscite! Scappate!”, urlava il ragazzino che, assieme ai fratelli, si sarebbe messo in salvo in casa di Paolo ed Elisabetta Severini, vicini di casa, che subito dopo davano l’allarme al 112. Sul posto si recavano gli stessi carabinieri di Colli al Metauro oltre ai colleghi del Nucleo investigativo di Pesaro e Urbino ed un reparto scientifico, preceduti dai paramedici del 118 che prelevavano la vittima ancora viva ma in condizioni disperate.

Ana Cristina Duarte Correia morta per mano di Ezio Di Levrano

A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione di Ana Cristina durante la corsa in elisoccorso verso l’ospedale civile Torrette di Ancona. Appena ricoverata la donna spirava per le gravissime ferite riportate. Subito dopo il femminicidio Ezio Di Levrano, pare con qualche vecchio precedente per droga sulle spalle, si dava alla fuga e si nascondeva, ancora coltello alla mano, nelle campagne circostanti la propria abitazione. I carabinieri della Compagnia di Fano, giunti come rinforzo per i colleghi, scovavano l’uomo nascosto fra la fitta vegetazione e sequestravano l’arma del delitto ancora insanguinata.

Nel frattempo i militari della sezione rilievi scientifici del Comando provinciale eseguivano diversi rilievi sulla scena del crimine, repertando materiale e riscontrando elementi utili per le indagini, per poi sottoporre l’abitazione a sequestro penale. Il presunto assassino, che non ha opposto resistenza, dopo le incombenze di rito veniva trasferito presso il carcere pesarese di “Villa Fastiggi” a diposizione dell’autorità giudiziaria. “E’ da quando sono nata che ho dovuto lottare per la vita – scriveva la vittima sui social nel 2018 – ed è da quando sono viva che desidero la morte”.

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