Nomi dei pentiti brindisini su TikTok: Bellomo (Lega), lo Stato intervenga

Più di 1600 follower alla pagina che insulta i collaboratori che hanno ripudiato la mafia e alle loro famiglie. L’allarme della politica e di Libera.

Brindisi – Sta facendo molto discutere la notizia che è tornata su TikTok, a poche ore dalla rimozione imposta dalla Direzione distrettuale antimafia, una pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, con volti, nomi e cognomi, e offese rivolte anche alle loro famiglie. Nei giorni scorsi erano stati pubblicati anche gli stralci di alcuni verbali, con incitazioni alla violenza contro chi ha scelto di ‘pentirsi’, accompagnati da minacce ai loro parenti. Alcuni brani neomelodici che inneggiano alla criminalità facevano da colonna sonora alle foto. Il profilo aveva raggiunto circa 1.600 follower ottenendo 2.500 ‘mi piace’. Poi era stato rimosso ma ora è di nuovo online e l’autore, anonimo, ha ripreso a pubblicare altre foto e a ricevere commenti di approvazione.

La pagina contro i pentiti brindisini

E la seconda notizia è che la pagina in questione non è l’unica ad attaccare i collaboratori di giustizia. Ce n’è anche un’altra che prende di mira una intera famiglia di Bari che, secondo quanto scritto, sarebbe stata allontanata da un quartiere della città dopo che alcuni di loro hanno iniziato a “cantare”. Sulla questione è intervenuto il deputato della Lega, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia della Camera: “Trovo inconcepibile che le mafie pugliesi continuino a usare pagine social per veicolare minacce violente e messaggi volgari contro chi, con coraggio e determinazione, ha scelto di pentirsi e di avviare un nuovo
percorso di vita all’insegna della legalità.
Questi fatti rappresentano un segnale di grave allarme sociale e necessitano di una risposta pronta, dura ed efficace da parte dello Stato”.

Bellomo fa notare come la “lotta alle mafie non può consentirsi alcuna falla, anche per non vanificare il lavoro prezioso di magistrati impegnati in prima linea e di forze dell’ordine che in maniera capillare sono al fianco degli imprenditori e dei cittadini onesti. Il consenso alle mafie, che arriva da una parte per fortuna
minoritaria del territorio, è una forma di autolesionismo. Non possiamo consentire – conclude – che si allarghi in maniera distorta e fuorviante attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Mi auguro che l’indagine in corso su quanto accaduto individui presto chi c’è dietro questi profili, chi ha commentato favorevolmente queste vergogne mediatiche, e se ci sono precise ipotesi di reato aggravate dal metodo mafioso”.

Davide Bellomo

Sul caso di Brindisi è intervenuta l’associazione antimafia Libera Puglia, secondo la quale si tratta di “un ulteriore segnale della rinnovata presenza e pericolosità della Sacra corona unita e, più in generale, delle mafie nel sud della Puglia”. La pagina riportava inizialmente “una cinquantina di video, foto dei primi collaboratori fino a quelli attuali e anche stralci dei verbali di collaborazione – evidenzia Libera – . Dopo alcuni omicidi e sparatorie, dopo le diverse minacce e intimidazioni persino all’indirizzo di esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine, una notizia simile è ulteriore dimostrazione di quanto la Scu sia attiva anche sui canali di comunicazione social e di come li utilizzi sempre più per diffondere violenza, omertà e prepotenza”.
   

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