Un recente fatto di cronaca avvenuto a Roma, nel quartiere Centocelle, ha lasciato strascichi di rabbia e frustrazione nell’opinione pubblica. È scaduto il tempo della tolleranza.
Roma – Un ragazzo minorenne viene aggredito e rapinato da due coetanei tunisini senza fissa dimora. Un fatto criminale gravissimo, purtroppo sfociato in un reato peggiore. La vittima è stata violentata. Dopo l’abuso sessuale i criminali maghrebini si sono fatti accompagnare in casa del povero giovane dove hanno usato violenza anche alla madre. Una loro disattenzione “elettronica” li porterà all’arresto: verranno rintracciati seguendo ripetitori e celle del telefonino rubato.
Quanto carcere si faranno i due balordi? Si vedrà. Ma certo è che ci sarà sempre qualche anima pia pronta a difendere gli offensori, se non addirittura a giustificarli, dicendo che sono dei poveri disgraziati. La loro figura, piuttosto, è più simile a quella di Caino. Alla famiglia colpita da questa disgrazia, agli Abele, al danno psicologico e fisico che si porteranno appresso per sempre chi penserà? Chi potrà rimediare al rivoltante sopruso patito?
Non se ne può più del buonismo imperante, della tendenza alla giustificazione senza se e senza ma. Non bisogna sfociare nel cattivismo, corrente opposta ma altrettanto odiosa, ma in questi casi la repressione, coadiuvata da inasprimento e certezza della pena non guasterebbe. Il crimine paga, a volte, specie quando le porte del carcere di aprono troppo facilmente e dopo appena qualche giorno. Non sarà questo il caso. Speriamo.