‘Ndrangheta a Vibo Valentia, il processo alle cosche finisce con 50 condanne e 41 assoluzioni

Tra le pene più pesanti spicca l’ergastolo per Domenico Polito, mentre tra gli assolti figurano nomi di spicco come l’ex dirigente regionale Pasquale Anastasi e l’avvocato Francesco Sabatino.

Catanzaro – Cinquanta condanne e 41 assoluzioni: è il verdetto emesso questa mattina dal gup di Catanzaro, Pietro Agosteo, al termine del processo con rito abbreviato nato dalle inchieste riunite Maestrale-Olimpo-Imperium. Le indagini, condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro, hanno messo sotto la lente la pervasiva influenza delle cosche della ‘ndrangheta nella provincia di Vibo Valentia, tra omicidi, estorsioni e intrecci con la pubblica amministrazione. Tra le pene più pesanti spicca l’ergastolo per Domenico Polito, mentre tra gli assolti figurano nomi di spicco come l’ex dirigente regionale Pasquale Anastasi e l’avvocato Francesco Sabatino.

Il colpo più duro è per Domenico Polito, alias “Ciota”, condannato al carcere a vita. L’uomo, ritenuto un killer della ‘ndrangheta vibonese, è accusato dell’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, freddato a Mileto il 19 agosto 2013, oltre che di altri reati legati all’organizzazione criminale. Pene severe anche per Assunto Natale Megna, considerato un elemento apicale della cosca Mancuso, e per Michele Galati, Francesco La Rosa e Diego Mancuso, tutti condannati a 20 anni di reclusione per il loro ruolo nei clan. Più lieve la sentenza per Andrea Niglia, ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, che dovrà scontare 3 anni e 6 mesi per truffa aggravata dalle finalità mafiose, un’accusa che aveva fatto tremare le istituzioni locali.

Tra le 41 assoluzioni spiccano nomi che avevano destato scalpore. Pasquale Anastasi, ex dirigente del dipartimento Turismo e Cultura della Regione Calabria, accusato di traffico di influenze illecite, è stato scagionato nonostante i 6 anni chiesti dalla Dda. Stessa sorte per l’avvocato Francesco Sabatino, per il quale erano stati invocati 8 anni e 9 mesi per uso di atto falso, un reato che, secondo l’accusa, sarebbe stato commesso nel 2012 per favorire il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Quest’ultimo, che aveva puntato il dito contro Sabatino e se stesso, è stato a sua volta assolto.

Assoluzioni anche per il sindacalista Gianfranco La Torre e l’avvocato Giacomo Franzoni, entrambi accusati di tentata estorsione aggravata (6 e 8 anni richiesti), e per i boss Rocco e Tommaso Anello di Filadelfia, scagionati da un’accusa di estorsione nonostante i 9 anni chiesti dalla Procura. “Il giudice ha riconosciuto l’insufficienza delle prove”, ha commentato un legale della difesa, mentre la Dda non ha ancora rilasciato dichiarazioni.

Il processo Maestrale-Olimpo-Imperium rappresenta una delle operazioni più vaste contro la ‘ndrangheta vibonese, un territorio dove i clan, capeggiati dalla potente cosca Mancuso, hanno per anni infiltrato economia e istituzioni. Le inchieste, partite anni fa grazie alle rivelazioni di pentiti come Mantella, hanno svelato un sistema criminale fatto di omicidi, racket e corruzione. La sentenza di oggi, pur con il suo mix di condanne e assoluzioni, segna un punto fermo nella lotta alla criminalità organizzata, anche se non chiude del tutto i conti con un fenomeno radicato.

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