La Comunità Nigeriana rigetta al mittente le accuse dietrologiche e strumentali avanzate da un gran numero di italiani che vedono nei loro connazionali esclusivamente persone dedite al malaffare. Riceviamo e pubblichiamo.
Napoli – La comunità Nigeriana presente in Italia, mediante il suo organo associativo “National Union of Nigerian Associations in Italy” da ora detta “NUNAI” valorizza l’operato delle forze dell’ordine italiane e degli organi giudiziari per la professionalità che hanno dimostrato nel combattere la criminalità in generale. Da quanto riportato da alcuni testate giornalistiche locali (Cronache di Ancona) e nazionali come l’ANSA, sono stati effettuati arresti per un numero di 15 persone nelle zone tra Jesi e Teramo nonché 47 fermi di persone indiziate di delitti tra la Sicilia, la Campania ed il Lazio. I fermi, come si è appresso, sono collegati a crimini come lo sfruttamento della prostituzione, lo spaccio, riciclaggio e associazione per delinquere. Il presidente nazionale Samson Iriakannu Hodge, unitamente al presidente regionale Omeliko Mike, hanno fermamente condannato ogni forma di criminalità che vede coinvolti i propri connazionali ribadendo apertamente che tutte le associazioni dei Nigeriani sul territorio italiano non faranno da “covo” o da casa per nessun individuo che sarà qualificato come criminale e ciò, ovviamente, all’esito della celebrazione di un giusto processo.
Tutte le associazioni delle comunità Nigeriane invocano, pertanto, una giustizia equa e priva di forzature ideologiche (anche di natura xenofoba) e politiche. La lotta alla criminalità che coinvolge gli immigrati Nigeriani è emblematica. I Nigeriani nel territorio italiano sono visti come spacciatori, prostitute, trafficanti e mafiosi ma certamente non bisogna guardare tutti gli stranieri con sentimento di livore e diffidenza. Anche in Italia vi sono stati casi significativi di criminalità che, purtroppo, hanno toccato anche i vertici delle istituzioni (giudiziarie, politiche, amministratori della cosa pubblica, eccetera). L’arresto dei carabinieri della caserma di Piacenza rappresenta un esempio di sillogismo di ciò che si vuol dire ma si tratta di casi che non devono, anzi, che non possono entrare nella nostra ideologia quotidiana e condurci a pensare che si tratti di situazione stereotipate.