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Mottola assolti – Il caso Serena Mollicone riparte da zero

Per i giudici i Mottola sono estranei alla morte violenta di Serena Mollicone. La loro motivazione: “Numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del Pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio”. Insomma niente prove, innocenza assicurata. Chi ha ucciso la povera studentessa?

ARCE (Frosinone) – La Procura di Cassino ricorre in avverso all’assoluzione con formula piena dei presunti assassini di Serena  Mollicone, studentessa di 18 anni, uccisa ad Arce l’1 giugno 2001. Il 15 luglio scorso la Corte d’Appello di Cassino, presieduta Corte dal giudice Massimo Capurso e dal collega a latere, Vittoria Sodani, aveva assolto con formula piena l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco e altri due militari, il vice maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano, tutti accusati, a vario titolo, di aver ammazzato la ragazza e di aver depistato le indagini e non solo.

Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, che si è battuto sino alla morte per una verità negata

Il verdetto, che ha fatto rabbrividire l’opinione pubblica, non nega che la ragazza sia stata “vittima di una condotta omicidiaria commessa da una o più persone, estrinsecatasi in una prima azione lesiva, consistita in un’azione contusiva alla testa, nella zona sopraccigliare sinistra, a seguito della quale la giovane ha riportato un trauma cranico, produttivo di perdita di coscienza; successivamente Serena è con ogni probabilità deceduta per asfissia meccanica da soffocazione esterna diretta, probabilmente attraverso l’ostruzione delle vie aeree con il nastro adesivo e la chiusura del capo con il sacchetto di plastica.

Non possono essere del tutto escluse ipotesi alternative in ordine alle modalità con cui sia stata provocata l’asfissia e che solo post mortem il volto sia stato avvolto con il nastro adesivo rinvenuto”, piuttosto afferma che la morte della giovane, e reati connessi, non sono attribuibili alle cinque persone inquisite sulle quali, si legge nelle motivazioni della Corte cassinate, “a fronte di carenze probatorie nei confronti dei singoli imputati si deve evidenziare come dall’istruttoria dibattimentale siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l’implicazione nella commissione del delitto in esame i soggetti terzi, che sono rimasti ignoti…

Dunque nella caserma di Arce non è mai avvenuto l’omicidio di Serena

Non solo alcuni tasselli sostenuti dall’accusa si sono rilevati inconsistenti ma sono emersi degli elementi a discarico dei singoli imputati…Non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l’accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini…Sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa…Gli indizi dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in corso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata“.

Insomma gli inquirenti, ovvero le Pm Carmen Maria Fusco e Beatrice Siravo, avrebbero prodotto prove inconsistenti e, durante il processo, addirittura, sarebbero emerse prove a difesa degli imputati che, per questi motivi, sarebbero stati assolti con formula piena. Dunque ci chiediamo chi ha ucciso Serena Mollicone? La vittima è stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce oppure no? Tutte quelle “prove” acquisite all’interno dei locali militari non erano forse attendibili? Stante le motivazioni, a fronte della sentenza, si può legittimamente ritenere che l’assassino o gli assassini di Serena siano a tutt’oggi ancora uccel di bosco? Proprio nei giorni scorsi la Procura, nei motivi del ricorso alla sentenza di assoluzione, ha chiesto di inserire una nuova prova nel processo d’appello del caso Mollicone.

Marco e Franco Mottola abbracciano i loro avvocati dopo il verdetto di assoluzione

È proprio il Pm Beatrice Siravo a chiederlo, dopo l’istanza avanzata ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di riformare la sentenza di primo grado nei confronti dei cinque imputati. L’inquirente, infatti, ha chiesto di nuovo l’audizione di Carmine Belli, il meccanico di Ceprano, arrestato e incarcerato per l’omicidio di Serena e poi prosciolto nei tre gradi di giudizio, ed Emilio Cuomo, nonché per i tutti i consulenti. La medesima pubblico ministero, con l’altra collega, ha chiesto di sentire, per la seconda volta atteso che la prima richiesta era stata respinta, il barbiere Ramon Iommi.

Quest’ultimo assieme a Carmine Belli, che aveva visto un ragazzo biondo dai capelli mesciati, all’epoca riconducibile a Marco Mottola, dovranno chiarire, a questo punto, chi c’era sotto quella capigliatura dorata, atteso che proprio qui potrebbe celarsi il mistero più importante di un caso giudiziario divenuto estremamente ingombrante per la Giustizia italiana.  

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