Giovane morto sullo yacht in Costa Smeralda, si indaga per omicidio colposo

La famiglia di Giovanni Marchionni ha smentito che il 21enne fosse in vacanza: “Era stato reclutato come skipper senza contratto”.

Sassari – La Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti in merito alla morte di Giovanni Marchionni, il 21enne di Bacoli (Napoli), trovato senza vita il 9 agosto a bordo di uno yacht ormeggiato alla Marina di Portisco, in Costa Smeralda.

La famiglia del giovane, arrivata a Olbia con un traghetto per mancanza di voli disponibili, chiede chiarezza su una vicenda che solleva pesanti interrogativi. Assistiti dagli avvocati Maurizio Capozzo e Gabriele Satta, i familiari hanno fornito la loro versione agli inquirenti, smentendo categoricamente che Giovanni fosse in vacanza e sostenendo che fosse stato ingaggiato in nero come skipper per due settimane. L’autopsia, fissata per mercoledì 13 agosto all’obitorio di Sassari, sarà cruciale per determinare le cause del decesso. Le ipotesi al vaglio degli investigatori puntano su possibili esalazioni tossiche provenienti dal wc chimico o dalle batterie dello yacht di 17 metri, ora posto sotto sequestro.

Il corpo del giovane è stato rinvenuto da un operatore portuale nella mattinata di venerdì, ma il decesso risalirebbe a diverse ore prima. Sul posto sono intervenuti il nucleo batteriologico dei Vigili del Fuoco, la Polizia Scientifica, la Capitaneria di Porto e i sanitari del 118, che hanno effettuato i primi rilievi per accertare la dinamica dell’accaduto. Un secondo aspetto al centro delle indagini riguarda la posizione lavorativa di Giovanni. La famiglia respinge la versione dei proprietari dello yacht, una famiglia che gestisce un importante cantiere navale a Bacoli, secondo cui il giovane sarebbe stato a bordo in qualità di ospite durante una vacanza. “Giovanni non era in vacanza, era stato reclutato come skipper senza contratto”, ha dichiarato l’avvocato Capozzo, sottolineando che il ragazzo era rimasto solo sull’imbarcazione mentre i proprietari erano a terra per una serata. La tesi è rafforzata dal passato lavorativo di Giovanni, che avrebbe già operato in nero in un cantiere navale a Licola, un dettaglio che alimenta i sospetti di un impiego irregolare anche in questa occasione.

Mentre a Bacoli il sindaco ha annunciato il lutto cittadino nel giorno dei funerali di Giovanni, i familiari si apprestano a nominare un medico legale di parte per assistere all’autopsia, con l’obiettivo di fare luce sulle cause della morte e sulle responsabilità. “Chiederemo verità su tutte le ombre di questa vicenda”, ha ribadito Capozzo, deciso a chiarire se le condizioni di lavoro abbiano contribuito alla tragedia. L’inchiesta della Procura di Tempio Pausania si preannuncia complessa, con un duplice focus: accertare se la morte sia stata causata da un malfunzionamento tecnico dello yacht e verificare le modalità di ingaggio del giovane.

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