MINSK – IL DESTINO DEL DITTATORE ALEXANDR LUKASENKO E’ SEGNATO. IL DISSENSO PROSEGUE

Il futuro del Paese dipenderà molto dalla Russia e dalle sue decisioni ma il dittatore sembra ormai sulla via del declino, Nel frattempo i dissidenti fanno sentire forte la loro protesta.

Minsk – L’8 Marzo 1917 un corteo di donne sfilava a Pietrogrado, allora capitale dell’Impero Russo, e inaugurava le proteste che pochi giorni dopo culminarono con l’abdicazione dello Zar e nella fine della monarchia guidata per tre secoli dalla famiglia Romanof.

Sono trascorsi più di cento anni e vediamo le donne ancora protagoniste di una rivoluzione nella Repubblica Bielorussa, governata dall’ultimo dittatore d’Europa Alexandr Lukasenko. Le pasionarie Svetlana Tichanovskaja, Maria Kolesnikova e Veronica Tsepkalo stanno riuscendo laddove la “vecchia opposizione” ha sempre fallito: organizzare un movimento di protesta che, ormai da due mesi, sta facendo tremare per la prima volta un regime che governa il paese dal 1994.

Svetlana Tichanovskaja

La Tichanovskaja è scesa in campo personalmente candidandosi alla presidenza contro Lukashenko dopo che il marito Serghey Tichanovsky, blogger e youtuber anti-regime, era stato arrestato il 29 Maggio 2019 con l’accusa di “turbamento dell’ordine pubblico“. Il 9 agosto scorso Lukashenko veniva riconfermato presidente con la percentuale bulgara dell’80%, mentre Tichanovskaja si fermava al 10% ma denunciava gravi brogli elettorali e per il timore di ritorsioni si rifugiava in Lituania a Vilnius.

Da allora la protesta non si è più fermata ed ogni domenica la popolazione scende in piazza, prima solo nella capitale Minsk e poi nel resto del Paese. La Kolesnikova, altra leader dell’opposizione, è stata arrestata l’8 Settembre scorso ed è ricomparsa il giorno dopo al confine con l’Ucraina quando ha strappato il suo passaporto per non essere espulsa dal Paese.

Maria Kolesnikova

Oggi è ritornata in carcere ed incita sempre di più alla protesta, intanto la Tichanovskaja dall’esilio lituano si dichiara unico presidente legittimo del paese ed invita i leader internazionali a intervenire per risolvere l’ “impasse” tra opposizione e regime. Lukashenko giura invece in sordina per il suo sesto mandato e cerca aiuto in Russia quando invece, almeno inizialmente, accusava proprio Putin di fomentare i disordini.

La “piazza di Minsk” chiede solo più democrazia e libertà senza per questo volersi sottrarre al rapporto privilegiato con la Russia. I Bielorussi sono infatti molto legati ai loro vicini e non intendono gettarsi nelle braccia dell’Occidente, al punto che Putin sta riflettendo seriamente se continuare ad appoggiare il presidente Lukashenko o cercare un altro interlocutore affidabile nell’opposizione.

Veronica Tsepkalo

La protesta non accenna a placarsi tanto che domenica scorsa duecento persone che manifestavano per le vie della città sono state arrestate. Il destino del Paese dipenderà molto dalla Russia e dalle sue decisioni ma il futuro dell’ultimo dittatore d’Europa, salvo colpi di scena, pare ormai segnato.

 

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