Minaccia e violenta la badante della madre

Alla sbarra un uomo di 44 anni, già condannato per abusi. La vittima costretta a subire per timore di ritorsioni sui figli e sul marito.

Alba – Joseph Borgogno, quarantaquattrenne residente ad Alba, dovrà scontare otto anni di carcere per aver trasformato la vita lavorativa della badante dell’anziana madre in un incubo fatto di violenze sessuali e minacce. La sentenza del tribunale di Asti chiude un capitolo drammatico che ha visto una donna intrappolata tra la necessità di mantenere la propria famiglia e l’impossibilità di sottrarsi agli abusi.

La vittima, madre di famiglia in situazione di separazione domestica dal marito, lavorava come assistente domiciliare per persone anziane. Il bisogno di un’entrata economica stabile la rendeva particolarmente vulnerabile: dire no significava rischiare di perdere il sostentamento per i figli.

Durante i mesi in cui si sarebbero consumate le violenze, l’uomo si trovava agli arresti domiciliari per scontare una pena precedente per abusi.

Il quadro accusatorio delinea un crescendo di violenza psicologica e fisica. Dopo la fine di una precedente relazione sentimentale che la donna aveva deciso di chiudere, Borgogno avrebbe iniziato una strategia intimidatoria sistematica. Le minacce non risparmiavano nessuno: l’uomo prospettava alla vittima scenari di morte violenta per il marito e per i figli, creando un clima di terrore costante che paralizzava qualsiasi tentativo di ribellione.

Il percorso verso la denuncia non è stato semplice. L’associazione “Mai più sole” ha svolto un ruolo determinante nell’accompagnare la donna verso la decisione di rivolgersi alle autorità. Il supporto psicologico e legale fornito dall’organizzazione ha permesso alla vittima di rompere il silenzio e affrontare un processo che ha richiesto coraggio e determinazione. Non a caso, il tribunale ha riconosciuto anche all’associazione una provvisionale di mille euro, oltre ai 25mila destinati direttamente alla donna.

In aula, l’imputato ha negato ogni addebito costruendo una narrazione completamente opposta a quella emersa dalle indagini. Secondo la sua versione, quella con la badante sarebbe stata una relazione amorosa autentica, impreziosita da attenzioni e regali. Ha persino tentato di ridimensionare la condanna precedente per reati sessuali, classificandola come un malinteso relativo a dinamiche erotiche consensuali. Per rafforzare la propria credibilità, ha menzionato la partecipazione a percorsi di reinserimento e corsi contro la violenza di genere frequentati in carcere.