Il parere della nota virologa siciliana mette in guardia dai facili entusiasmi. Speriamo solo che non si tratti di una mera speculazione finanziaria considerando che in ballo ci sono milioni di vite umane.
Milano – Dopo l’annuncio del vaccino che promette di porre fine alla pandemia, il colosso Pfizer è rimbalzato su tutte le pagine dei quotidiani e nei titoli dei tg. In borsa l’azienda vola, al punto che lo stesso Ceo, Albert Borula, e la vicepresidente Sally Susman vendono lo stesso giorno dell’annuncio il proprio pacchetto azionario.
Borula avrebbe venduto un totale di 132.508 azioni al prezzo di 41.9 milioni di dollari, incassandone la bellezza di 5.5. Tutto regolare, certo, ma la mossa ha sollevato perplessità. Al punto che un portavoce della Pfizer ha immediatamente cercato di spegnere il clamore suscitato, giustificando la vendita con una scusa: le azioni della compagnia avevano raggiunto un prezzo predeterminato secondo un precedente piano di vendita, già autorizzato lo scorso agosto. Ma sarà davvero cosi?
Tuttavia il polverone sollevato dalla sospetta iniziativa finanziaria suscita dubbi, compreso quello della microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo che non la manda a dire: “…L’operazione fa pensare anche una persona ignorante in materia – dice la docente – non è certo un buon segno, ma ovviamente lasciamo parlare di economia gli economisti…”.
Per la Gismondo piuttosto che il vaccino, il “primo raggio di luce” era stato il via libera della Fda (Food and Drug Administration americana, l’ente di controllo del farmaco e dell’alimentazione) all’anticorpo monoclonale di Eli Lilly. Si tratta di un anticorpo prodotto in laboratorio, facente parte di “una classe di farmaci che si rivelerà un potente strumento per cambiare il corso della pandemia e potrà fare da ponte verso un vaccino”, hanno spiegato i ricercatori. Detti medicamenti fanno parte della stessa famiglia di farmaci utilizzati per curare l’ex (almeno per ora) presidente Donald Trump quando è stato colpito dal Covid.
Secondo la Gismondo si è trattato della “prima terapia mirata, in un panorama più che confuso di annunci su vaccini che funzionano e poi cadono nell’oblio, e in un panorama di promesse che fanno bene solo alla Borsa, non certo alla salute dell’uomo”.
Tra l’altro la ricercatrice catanese, che ha insegnato Microbiologia e Virologia presso l’Università etnea, rientrando nel suo campo, parla anche delle eventuali variazioni del virus: “…Se la mutazione (o le mutazioni) dovessero risultare localizzate proprio nella parte di virus utilizzata come target del vaccino, gli studi e le prove fatte fino ad oggi sarebbero da cestinare, così come le terapie immunologiche…”.
Occorre quindi molta cautela prima di generare troppo ottimismo nelle popolazione, oltre che nella Borsa. L’esperta e preparatissima docente siciliana si augura comunque che la Fda approvi l’utilizzo degli anticorpi monoclonali a livello globale. E per altro alla portata di tutti mentre mostra ancora scetticismo quando parla di un vaccino “che non si sa se e quando arriverà”. Dunque occhio ai facili entusiasmi, con certi precedenti.
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