La Suprema Corte mette in discussione la compatibilità dell’accordo tra i due Paesi con il diritto europeo: chiesto il parere della Corte di giustizia.
Roma – La Cassazione ha sollevato seri dubbi sulla legittimità europea dell’operazione voluta dal governo italiano per la gestione di migranti nei centri di permanenza in Albania, come il Cpr di Gjader. Lo ha fatto con due provvedimenti fotocopia con cui ha rinviato altrettanti casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea, chiedendo chiarimenti sulla compatibilità dell’accordo bilaterale Italia-Albania con le direttive comunitarie.
Le motivazioni del rinvio
La decisione – anticipata dal quotidiano il Manifesto – nasce da due ricorsi del Ministero dell’Interno contro la mancata convalida del trattenimento di due migranti da parte della Corte d’appello di Roma. La prima sezione penale della Cassazione è così tornata a riflettere sull’equiparazione tra i Cpr all’estero e quelli presenti sul suolo nazionale, capovolgendo una precedente posizione.
Migranti e diritti, due scenari sotto esame
La Cassazione pone l’accento su due casi distinti di migranti, entrambi verificatisi nel Cpr di Gjader. Quello di un migrante in posizione irregolare (non richiedente asilo): secondo i giudici, il trasferimento in Albania potrebbe violare la Direttiva Rimpatri dell’UE, che impone precise garanzie e limiti territoriali. nel secondo caso, invece, è un richiedente asilo che ha presentato domanda mentre era trattenuto nel centro: qui il sospetto riguarda la possibile incompatibilità con la Direttiva Accoglienza, che regola le condizioni materiali di accoglienza e il diritto di rimanere nel paese ospitante durante l’analisi della domanda.
La palla passa alla Corte europea di giustizia
Il tema centrale, secondo la Suprema Corte, è quello della territorialità del diritto europeo: è davvero possibile applicare le stesse norme comunitarie al di fuori del territorio dell’Unione, come nel caso dei centri collocati in Albania? La risposta ora spetta alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che dovrà esprimersi sulla compatibilità del piano italiano con le direttive comunitarie. Il parere dei giudici di Lussemburgo potrebbe avere ricadute significative sull’intero impianto dell’accordo bilaterale con il governo di Tirana, siglato nel 2023 per esternalizzare la gestione di parte dei migranti soccorsi nel Mediterraneo.
La perplessità dei giuristi sul caso migranti
L’intesa prevede la costruzione e la gestione di centri per migranti in territorio albanese da parte delle autorità italiane, ma sin da subito ha sollevato perplessità tra giuristi e associazioni, preoccupati per le garanzie giuridiche e i diritti fondamentali dei trattenuti. Adesso, anche la Cassazione condivide quelle preoccupazioni giuridiche, tanto da rimettere la questione ai giudici europei.