“Mi sto rovinando la vita”. E preme il grilletto

Il forte disagio della giovane allieva era più che palese ma a denti stretti avrebbe continuato a frequentare il corso nonostante stupide imposizioni. Infine la decisione di farla finita.

FIRENZE – Sono ormai centinaia, negli anni, uomini e donne delle forze Armate e di polizia che si sono tolti la vita per i più svariati motivi. Stress psicofisico, problemi sul lavoro, pressioni nervose, mobbing e quant’altro sono spesso alla base degli insani gesti ma, a volte, c’è anche di più. Per quanto riguarda il decesso di Beatrice Belcuore, carabiniere di 25 anni, suicidatasi con la pistola d’ordinanza lo scorso 22 aprile all’interno di un’aula della Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri di Firenze, si sa ancora poco o nulla.

L’allieva, che frequentava il secondo anno del corso, si sarebbe rinchiusa in un’aula della scuola e avrebbe fatto fuoco con la sua Beretta puntando la canna della semiautomatica contro la testa. I colleghi della ragazza, subito accorsi, non potevano fare più nulla per la poveretta, morta praticamente sul colpo. Sul luogo oltre ai paramedici del 118, che non potevano fare altro che constatare il decesso del militare, giungevano il sostituto procuratore di turno della Procura fiorentina, Giacomo Pestelli, ed i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale.

La scuola per sottufficiali di Firenze

Nel 2017, sempre all’interno della scuola, un altro carabiniere di 22 anni aveva tentato il suicidio ma riuscì a sopravvivere per poi spirare alcuni giorni più tardi in ospedale. I genitori della vittima continuano a chiedersi quale siano stati i motivi che hanno portato la loro figliola ad un decisione cosi drammatica. Padre e madre di Beatrice chiedono giustizia scrivendo una lunga lettera a UNARMA, il sindacato dei carabinieri, di cui riproduciamo qualche stralcio significativo:

Beatrice nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso appena intrapreso – scrive il padre della vittima, brigadiere dei carabinierianche se quel percorso era da sempre stato il suo sogno, questo poiché aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario. Successivamente decise invece di continuare in quanto, avendo già avuto esperienza di vita militare, prima nella Marina Militare e poi nell’Arma, si era convinta che il regime di trattamento così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo propedeutico iniziale atto a testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli ma purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati. Beatrice aveva molto a cuore l’Arma ma alcune disposizioni non le erano chiare e le reputava prive di valore formativo…”.

Per altro la ragazza pare avesse inviato a mamma e papà numerosi sms inequivocabili:” Regole assurde, perdo i capelli. La scuola mi sta rovinando la vita”. Insomma l’allieva del secondo battaglione si sentiva vessata per certe regole che nulla avevano a che vedere con la formazione e che poi, nella realtà, servono a poco se non a “creare” sottufficiali già duramente provati a livello psicologico, con quel che ne consegue una volta al comando di stazioni con compiti di alta responsabilità. Tale disagio e pressioni psicologiche venivano confermate da un collega della vittima che, ovviamente, intende rimanere anonimo:

Michele Pasqualicchio, presidente UNARMA

Dobbiamo stare in piedi per ore, niente sonno: privazioni e umiliazioni senza senso – racconta per iscritto l’allievo maresciallo – L’undicesimo corso è sempre stato denominato un ‘corso esperimento’: così siamo stati definiti fin dai primi giorni di inquadramento dai nostri superiori…Nell’attesa del pranzo da consumare in dieci minuti, dovevamo rimanere in piedi implotonati, con il costante controllo da parte dei superiori a non muovere un solo muscolo. Se malauguratamente qualcuno si muoveva o faceva qualcosa di sbagliato, oltre alle urla si veniva messi davanti a tutti i colleghi in stile gogna…Passavamo le ore al freddo, al sole o sotto la pioggia fermi”.

Insomma una serie di imposizioni stupide che provocano soltanto inutili sofferenze fisiche e psicologiche. Altro che temprare il carattere. UNARMA ha presentato un esposto alla Procura di Firenze che sta indagando affinché venga fatta chiara luce sulla vicenda.

Il Pd, con una interrogazione parlamentare al ministro Crosetto, chiede il perché non sia stata eseguita l’autopsia sul corpo della giovane morta suicida: “Il ministro della Difesa Guido Crosetto intervenga per fare luce sul caso della ragazza di 25 anni allieva della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze, suicida il 22 aprile all’interno dello stesso edificio dell’istituto, con la pistola d’ordinanza”. L’interpellanza, a firma dei  senatori del Pd Walter Verini e Dario Parrini, è stata sottoscritta anche da tutto il gruppo Dem al Senato. A fronte dell’inchiesta aperta dalla Procura fiorentina si chiede inoltre “quali valutazioni il ministro può fornire al Parlamento e se, a fronte dei rapporti ricevuti, ritenga che siano state attivate tutte le procedure, nel rispetto di una fattiva indagine investigativa, per giungere alla piena verità”

I funerali di Bea Belcuore

Dalle alte sfere dell’Arma il silenzio più assoluto. Il comandante della Scuola Marescialli e Brigadieri, il generale Pietro Oresta, ha parlato solo di “profonda disperazione per la morte di questa giovane carabiniera”. La cui morte è stata annunciata al padre per telefono…

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