Gli abitanti del Bel Paese scelgono l’aria aperta e i suoi servizi mentre si allontanano dalle strutture alberghiere molto più costose. Aumentano gli Italiani che non vanno in ferie per disagi economici.
Boom del turismo all’aria aperta, ma anche di chi resta a casa! Per chi lavora le ferie estive sono il traguardo agognato per ritemprare, si spera, il corpo e lo spirito dopo un anno di duro lavoro. D’altronde già nell’antica Roma era considerato il periodo dedicato al culto pubblico e privato ed era proibito esercitare il potere giudiziario e convocare i comizi. C’è chi si appresta a partire e chi, invece, torna un po’ imbronciato per il ritorno alla solita routine quotidiana, ma c’è anche chi le ferie è costretto a sognarle da casa.
Si tratta del 43% di italiani obbligati per svariati motivi ad astenersi dal poter esercitare questa possibilità. Una ricerca condotta da “Human Company”, azienda leader del turismo all’aria aperta, e dall’Istituto Piepoli, azienda di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione, ha confermato questa tendenza. Molto in voga, al contrario, è il turismo che gira intorno ai camping, villaggi e al cosiddetto glamping, che al campeggio associa altre attività ricettive, quali ristoranti, servizi ricreativi, centri benessere e intrattenimento.
La consueta realtà duale che caratterizza la società italiana, a testimoniare le contraddizioni economiche e sociali, che spuntano al verificarsi di qualsiasi fenomeno. Si tratta, comunque, di un turismo che sta riscontrando sempre maggiori adesioni tra la popolazione. Non solo per i costi più sobri rispetto agli hotel, ma anche per le esperienze diverse che si possono vivere. Sono gruppi di persone molto stimolate, alla ricerca di mete inconsuete, poco praticate dal turismo di massa, nella speranza di potersi godere ferie sostenibili nel rispetto dell’ambiente. Non è un fenomeno degli ultimi tempi, ma dopo la pandemia ha subito un’accelerazione molto forte e si sta diffondendo a macchia d’olio.

E’ in forte crescita la domanda di vacanze a prezzi non esosi senza, per questo, dover fare a meno del confort e del benessere. E’ un tipo di offerta che ha avuto la capacità di offrire opzioni diverse, una possibilità concreta per sfuggire al calo del potere d’acquisto. Secondo la ricerca il turismo fotografa un’Italia soggetta a cambiamenti repentini. E’ emerso un numero consistente di cittadini, 26 milioni, pari al 43% della popolazione che non può scegliere di andare in ferie. Non viene loro offerta la possibilità materiale di poterlo fare, perché manca loro la fonte essenziale, il denaro. E’ un dato che una società civile e democratica non può trascurare, bendandosi gli occhi o girando il capo dall’altra parte, tanto il problema riguarda gli altri.
Le cause alla base di questa impossibilità di muoversi sono tante e varie. L’elenco delle doglianze che gravano sulla vita di tante persone e famiglie italiane si conoscono a menadito, quasi come un refrain. Famiglie monoreddito, che fanno i proverbiali salti mortali per sopravvivere ed arrivare alla fine del mese, l’inflazione che non accenna a togliere il disturbo, affitti, mutui e bollette che fanno a gara a chi incide di più sul bilancio, i prezzi nel comparto turistico e nei trasporti cresciuto a dismisura, il lavoro che a volte c’è ed altre gioca a nascondino oppure è part time, per cui è praticamente impossibile programmare le ferie.
Un contesto socio-economico di questo spessore sta incidendo profondamente sulle condizioni di tante persone, soprattutto in un Paese come l’Italia, in cui a partire dagli anni ’60, le ferie erano doverose farle e, giammai, pensare di rifiutarle. Una questione anche di “status sociale”, per cui chi non le faceva era fuori dal consesso civile o era un morto di fame.
Se da un lato può, senz’altro, essere vista favorevolmente la constatazione dell’aumento del turismo all’aria aperta, meno becero di quello di massa, dall’altro le disparità sociali in crescita si fanno sempre più consistenti. Urgono soluzioni concrete, ma non si nota in giro nessuno all’altezza di darle!