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Matrimoni: aumentano al Nord, calano al Sud

Lo dice l’Istat nell’ultima indagine di marzo scorso. La crisi si è abbattuta con più ferocia nel Meridione e sposarsi resta una chimera.

Roma – I matrimoni sono in aumento al Nord Italia. L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso, lo scorso dicembre, i dati relativi ai matrimoni celebratisi in Italia nel 2022. E’ stato registrato una crescita del +4,8% rispetto all’anno precedente, si è alzata l’età media di chi convola a nozze, così come sono in aumento le unioni delle persone dello stesso sesso. E’ emerso, inoltre, un aspetto curioso. Ovvero, il giorno prediletto dai due “piccioncini – forse data l’età, meglio definirli “piccioni”- per compiere il grande passo è il sabato.

Qualunque sia il tipo di matrimonio, religioso, civile o unione civile, quasi la metà delle coppie ha scelto il sabato. Forse perché è il giorno in cui la gran parte degli invitati non lavora e, quindi, può dedicarsi alla cerimonia. L’aumento rilevato, tuttavia, non deve trarre in inganno. Con molta probabilità si tratta di eventi rimandati per le note vicende legate alla pandemia. Questi dati fanno parte della consueta indagine annuale dell’Istat riguardante “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi”, diffusa a marzo scorso.

A confermare che l’aumento dei matrimoni sia un fatto occasionale, sono i dati riferiti ai primi otto mesi dell’anno scorso. Ebbene, per lo stesso periodo dell’anno prima, c’è stato un calo del 6,7%. Il fenomeno dipende da vari fattori. In primo luogo la “questione demografica” che con il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione, mostra i suoi sintomi con la restrizione delle generazioni in età da matrimonio.. Inoltre, vanno aggiunti motivi culturali e il mutamento degli stili di vita.

Nel senso che è cresciuta l’indipendenza economica delle donne e un modello di vita più autonomo rispetto alle generazioni precedenti. Questo fatto è confermato dall’andamento del tasso di fecondità che è in caduta libera da 40 anni, ormai. Infine, si sono celebrati 18 mila matrimoni e unioni civili in meno, rispetto a 10 anni fa. Anche in questo campo si registra una fotografia dell’Italia spaccata in due. Se al Nord sono aumentati, al Sud, al contrario, si è registrata una flessione.

Dal punto di vista culturale è un dato che sorprende non poco, considerando che per decenni si è pensato al Sud come luogo in cui il matrimonio era l’unica via di uscita dal focolare domestico, soprattutto per le donne. In realtà, il dato può essere spiegato con la crisi economica che si è abbattuta con più ferocia nel Meridione. Con queste prospettive e condizioni sposarsi resta una chimera. Inoltre, va segnalato che la crisi demografica è più marcata a causa dell’emigrazione di molti giovani al Nord, se non all’estero. Date queste premesse, non meraviglia che l’età di chi decide di sposarsi sia del 34,6 anni per i maschi e 32,5 per le femmine. Età media cresciuta di 2 anni rispetto al 2012.

Non poteva essere altrimenti, visto che la percentuale di chi resta coi genitori fino ai 35 anni e oltre è del 61%. Sono cresciuti i matrimoni misti, a causa della presenza di popolazione di origine straniera stabilitasi nel nostro Paese. Leggere i dati Istat, anche se risultano abbastanza aridi e ostici, è come avere tra le mani una gigantografia della società italiana, dei suoi sviluppi e mutamenti. Se non si vuole che la “desertificazione demografica” produca la scomparsa della vita stessa, con la cancellazione di storia, cultura e tradizioni popolari, urge una politica sociale che incentivi i giovani nelle loro aspirazioni professionali e umane. Altrimenti, il Sud diventerà un territorio arido, abbandonato da Dio e dagli uomini!

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