Cartabia, Thunberg e Marin. Qualora i nostri protagonisti fossero uomini susciterebbero comunque tanto clamore? Credo e temo che la risposta sia no.
Marta Cartabia, lombarda, ordinaria di diritto costituzionale all’Università di Milano Bicocca, cattolica, comparatista, esperta di diritto internazionale e molto altro ancora, è da qualche ora la prima presidente della Corte Costituzionale nella storia del nostro Paese. A 56 è anche tra i più giovani presidenti che la Corte abbia mai avuto. Ha raccolto 14 voti su 15: non la totalità solo perché lei stessa si è elegantemente astenuta.
Greta Thunberg ha 16 anni e la conoscete già tutti: da qualche ora è anche un’icona pop. E’ stata scelta come “persona dell’anno” dal Time, con tanto di storica copertina. Ha scippato la prima pagina non proprio a uno qualunque: Donald Trump.
Di Sanna Marin abbiamo già parlato. Per riassumere: a 34 anni è la più giovane leader di governo al mondo; sarà a capo di un esecutivo sostenuto da cinque partiti, tutti guidati da donne.
Qui, però, mi fermo. Proverò a non uniformarmi al coro agiografico che, da domani, pervaderà tutti i media, in nome della celebrazione femminile (salvo poi dimenticarsene il giorno dopo). Tenterò un percorso parallelo, anche perché, in casi come questo, solitamente, una bussola ce l’ho. Si chiama “Non sono un uomo facile”, ed è un acutissimo film di una regista emergente francese, tale Eléonore Pourriat. Prova a raccontare il nostro mondo, ma a ruoli di genere invertiti. Con gli uomini al posto delle donne e le donne al posto degli uomini. Il risultato è assolutamente illuminante.
E allora torniamo a noi: qualora i nostri protagonisti di oggi si chiamassero Marto, Greto e Sanno susciterebbero comunque tanto clamore? Credo e temo che la risposta sia no. Ed è no perché, se si trattasse di tre uomini, il loro successo sarebbe stato percepito come normale. D’altra parte, qualcuno di voi (esclusi gli addetti ai lavori) conosceva forse il nome del precedente presidente della Corte? O del precedente primo ministro finlandese?
Insomma, la conclusione che se ne può desumere è una sola: ancora non ci siamo, la strada da percorrere è ancora tanta. Cartabia, Thunberg e Marin (e von der Leyen e Pelosi e Lagarde e Merkel e tante altre con loro) avranno vinto davvero quando nessuno si stupirà più dei loro successi. E tutti noi avremo vinto con loro.