Dagli Stati Uniti all’Italia, cresce il fenomeno dei “mariti in affitto”: piccoli lavori di casa affidati a professionisti specializzati.
Una volta quando si cercava qualcosa, dal lavoro ad un’abitazione, si era soliti pubblicare un annuncio sul giornale con le famose tre a in lettera maiuscola ben in evidenza “AAA Cercasi”. Un’espressione tipicamente italiana derivante dall’antica pratica di inserire annunci in ordine alfabetico, dove l’aggiunta di “AAA” all’inizio lo faceva comparire in cima alla lista, garantendo maggiore visibilità. Non si trattava di un acronimo, ma di un espediente grafico utilizzato per attirare l’attenzione.
Ora si potrebbe utilizzare lo stesso espediente per la nuova tendenza, nata negli USA, ma estesasi anche in Italia. A conferma che ogni evento nato negli USA, dal punto di vista culturale e dei costumi sociali, viene subito assorbito dal nostro Paese. Confermando di essere una sorta di colonia statunitense o, per estensione, il suo 51° Stato!

Stanno nascendo piccole imprese che erogano servizi di piccola entità che potrebbero essere svolti da un marito. Una sorta di “marito in affitto” o “in prestito”. Si sono diffuse con rapidità e in modo capillare, anche perché per il momento, non è previsto che queste incombenze possano essere assegnate ad un robot. E’, comunque, la dimostrazione di una società in continuo movimento. Un segnale che conferma come il sesso femminile sia più consapevole di cosa farne della propria esistenza, senza attraversare il consueto percorso standard di qualche decennio fa. Ossia, sposarsi, mettere su famiglia, concepire figli e dedicarsi alla cura della casa. Un copione scritto da altri, a cui dovevano attenersi.
Oggi, essendo mutato il paradigma culturale, le donne sono sempre più autonome e in grado di scegliere di dedicarsi alla manutenzione della casa. A dire il vero, lo facevano già prima. Solo che adesso, essendo indipendenti economicamente, possono pagare la prestazione per attività che non hanno voglia di compiere. O meglio, sono in grado di dedicarsi ai loro hobby preferiti. Comunque, in pratica, vengono richiesti lavori per cui è necessaria una certa forza fisica, quindi… un marito in affitto va più che bene! Si tratta di “lavoretti” di manutenzione o di edilizia.

Come recita il sito “Ilmaritoinaffitto.it”, una sorta di pronto soccorso per lavori di tinteggiatura, edili e murarie, falegnameria, giardinaggio, elettrici e idraulici e, infine, faccende domestiche. Molte donne non riescono a trattenere la soddisfazione di veder svolgere i lavori di casa da un maschio, mentre loro assistono, sovvertendo la trama precedente.
Ma si tratta davvero di una nuova realtà o, piuttosto, la riedizione del tuttofare di quartiere o del rione con altro nome? Poiché le imprese del settore, si sono ben organizzate, pare che gli affiliati paghino le tasse e abbiano contratto un’assicurazione per gli incidenti. Risulta molto difficile immaginare aziende del genere al femminile, perché il pregiudizio maschilista è duro a morire. Un sito o un’insegna di un’attività artigianale su cui è scritto “Mogli in affitto” lascia spazio a molti equivoci e fraintendimenti. Se l’uomo può essere “affittato” per svolgere mansioni domestiche, la donna “affittata” non può che essere una…mignotta!
A ben pensarci, la concezione maschio-centrica, ovvero di guardare all’altra metà del cielo, come un oggetto di cui disporre a piacimento, volendo essere sofistici, è presente pure nella definizione di “Mariti in affitto”. Mariti o mogli non si affittano, semmai convivono. Forse sarebbe stata più consona la definizione “Factotum in affitto”, chissà!