A 45 anni dall’assassinio del sostituto procuratore di Roma, la sua lotta contro il terrorismo neofascista resta un simbolo di coraggio.
Il 23 giugno 1980, un colpo alla nuca spegne la vita di Mario Amato, sostituto procuratore di Roma, mentre aspetta l’autobus in viale Jonio. A 43 anni, Amato cade vittima dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), un gruppo terroristico di estrema destra che voleva fermare le sue indagini scomode. A 45 anni da quel giorno, la sua storia è diventata un esempio di chi ha pagato con la vita la difesa della giustizia.
Un magistrato contro il “terrorismo nero”
Trasferitosi a Roma nel 1977, Amato eredita le inchieste di Vittorio Occorsio, assassinato nel 1976. Con intuizione e tenacia, collega i fili del terrorismo neofascista, scoprendo legami tra NAR, criminalità organizzata e ambienti deviati dello Stato. Le sue indagini mettono in luce una rete eversiva che minaccia la democrazia italiana. Ma lavora quasi da solo: gli strumenti sono scarsi, la protezione inesistente. Pochi giorni prima di morire, denuncia al Consiglio Superiore della Magistratura la sottovalutazione del “terrorismo nero”. Parole profetiche, ignorate.
L’agguato dei NAR: l’esecuzione vigliacca
La mattina del 23 giugno, Gilberto Cavallini spara, Luigi Ciavardini guida la moto per la fuga. I NAR, capeggiati da Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, festeggiano l’omicidio con champagne, come confesseranno anni dopo. Amato era un bersaglio perché troppo vicino alla verità. Non aveva scorta né auto blindata, nonostante le minacce. Il suo assassinio, l’ultimo di un magistrato per mano terroristica in Italia, sconvolge il Paese. Dopo la sua morte, la Procura di Roma crea un pool antiterrorismo che, grazie alle sue intuizioni, smantella parte della rete neofascista.
Il ricordo di Mattarella: “Un eroe della Repubblica e dei suoi valori”
Oggi, a 45 anni dall’omicidio, il Presidente Sergio Mattarella rende omaggio ad Amato, un eroe che ha sacrificato la vita per la libertà e la Costituzione. “Il 23 giugno 1980, il dottor Mario Amato fu assassinato a soli 43 anni con un colpo alla nuca da appartenenti ad un gruppo terroristico eversivo di estrema destra. Sostituto procuratore a Roma, i criminali contavano di bloccare le sue indagini sul terrorismo neofascista, che stava conducendo con tenacia e sobrietà, seguendo le intuizioni di Vittorio Occorsio. Impegnato in una lettura sistematica del terrorismo, Amato si era esposto così al vigliacco agguato dei terroristi. La memoria del vile omicidio di cui fu oggetto ci esorta alla recisa condanna della violenza diretta contro i principi del nostro Stato costituzionale e i suoi servitori, valori della convivenza civile che unisce il nostro popolo. A distanza di quarantacinque anni, la Repubblica lo annovera tra gli eroi di una stagione che seppe, con sacrificio, confermare la libertà dei nostri ordinamenti e rinnova i sentimenti di partecipazione e vicinanza ai suoi familiari, ai colleghi e agli amici che lo hanno conosciuto e stimato e che ne hanno costantemente tenuto vivo il ricordo”.
La memoria di Amato vive ancora anche grazie alle intitolazioni in suo onore, come l’aula giudiziaria di Rovereto o la via di Roma, e nel ricordo di familiari e colleghi. La figlia Maria Alessandra, in un’intervista recente, ha sottolineato il vuoto lasciato dal padre, ma anche l’orgoglio per il suo coraggio. Amato è commemorato anche sul “Muro della Memoria” del Ministero della Cultura, che ne celebra il contributo alla lotta contro l’eversione.