Il nostro Paese è stato sempre accusato di subire in maniera esagerata l’influenza degli USA. Non solo dal punto di vista economico e militare, ma anche culturale. Questo può considerarsi vero se valutiamo il comportamento delle forze di polizia.
Roma – Com’è noto negli Stati Uniti si sono verificati vari casi di aggressioni a cittadini di colore da parte della polizia dopo essere stati fermati, fino a provocarne la morte. Come nel caso di George Perry Floyd avvenuta nel 2020. Un caso quasi simile è successo a Milano. Una transgender, in zona Bocconi, secondo alcune ricostruzioni stava gironzolando intorno a una scuola infastidendo i bambini. Allertata, la Polizia locale si è recata sul posto. Dopo averla immobilizzata, quattro agenti l’hanno aggredita con calci e manganellate sulla testa e sul corpo. Un cittadino della zona, in un palazzo vicino, ha ripreso il tutto con un video che si è diffuso immediatamente sui social.
C’è da dire che dalle immagini appare chiaro che la fermata, in quel momento, non sta opponendo alcuna resistenza. La procura di Milano, infatti, sta indagando i quattro agenti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione. Intanto, come primo provvedimento, gli agenti coinvolti sono stati distaccati a servizi interni. Il sindacato SULPL (Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale) ha diffuso una nota in cui si evince che i vigili erano stati chiamati alle 8.15 dai genitori di una scuola perché la donna transgender stava importunando i bimbi all’ingresso. Quello che si vede nel video è solo l’ultima parte di ciò che è successo. Non si vuole qui partecipare al gioco delle dichiarazioni.
Sarebbe un atteggiamento infantile, specioso e che non porta da nessuna parte. Secondo la versione del sindacato, la vittima, aveva mostrato segni di alterazione ed aveva l’intenzione di molestare i bambini ed era stata la prima ad aggredire gli agenti. Questi particolari possono aiutarci a comprendere il contesto, ma non a giustificare l’atto finale. Si trattava di una persona che era stata neutralizzata e, in quel momento, indifesa. Quindi perché l’accanimento nell’aggredirla, ce n’era bisogno? È chiaro che è facile commentare stando davanti al computer. Come pure che è comprensibile il lavoro usurante dei “tutori dell’ordine”, costituito da stress, pressioni continue, turni massacranti e conflittualità che possono esplodere in qualsiasi momento.
In teoria, dovrebbero essere forniti di tutti requisiti psicoattitudinali e fisici per svolgere il loro lavoro. E, soprattutto professionalità e competenza. Tutti elementi che non si sono manifestati nel caso in questione. Questa modalità di agire, purtroppo, non è nuova. C’è stato un caso simile a Livorno da parte dei carabinieri. Già in passato ce ne sono stati altri, che hanno provocato, addirittura la morte. Il caso di Stefano Cucchi è quello più noto, in cui i malcapitato morì dopo essere stato pestato dai carabinieri in caserma. C’è una sentenza al riguardo. Infine, quello che è successo alla questura di Verona, qualche settimana fa, è deprecabile e indegno per una polizia di uno Stato democratico.
Sono, infatti, stati arrestati 5 poliziotti e 17 indagati, accusati di “tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto e omissioni di atti di ufficio e falso ideologico”. Le immagini che sono circolate in rete sono a dir poco agghiaccianti: vessazioni e angherie di ogni tipo contro i malcapitati, quasi sempre gente senza fissa dimora e immigrati allo sbando. Questo è inammissibile in uno stato di diritto, in quanto tutti sono soggetti al rispetto della legge, i tutori dell’ordine in primis. Se ci soffermiamo sulle immagini, non appare alcuna differenza tra la polizia degli Stati democratici e quella delle dittature. Entrambe “menano” di brutto.