La donna conosceva il suo assassino ma anche chi l’ha uccisa sapeva delle sue abitudini. L’uomo fermato dai carabinieri, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, dovrà spiegare molti particolari della tragica vicenda: le sue impronte in casa della donna, le scarpe sporche di sangue, i telefonini della vittima finiti nelle sue tasche e non solo.
Malnate – Ancora senza movente l’omicidio di Carmela Fabozzi, 73 anni, la pensionata ritrovata cadavere in casa lo scorso 22 luglio. Per il delitto di via Sanvito 15, a Malnate, è stato arrestato Sergio Domenichini, 66 anni, con precedenti, l’uomo che vicini di casa e abitanti del quartiere avevano visto aggirarsi nei paraggi dell’abitazione della vittima chiedendo informazioni sulla donna.
I carabinieri sono risaliti all’indagato tramite un’attenta verifica del segnale Gps dell’automobile di proprietà dell’uomo che avrebbe rivelato la presenza del veicolo sul luogo del delitto in orari compatibili con l’omicidio. Alcune telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso l’auto e l’uomo nella stessa zona confermando i dati del rilevatore satellitare.
Carmela Fabozzi era stata ritrovata senza vita dal figlio e da due vicini di casa che avevano tentato inutilmente di soccorrerla. La pensionata era riversa sul pavimento di casa in un lago di sangue e con il cranio fratturato in due punti. La prima ricognizione cadaverica attribuiva il decesso per gravissime lesioni alla volta cranica causate da un grosso oggetto contundente che, successivamente, si rivelerà un grosso e pesante vaso da fiori su cui sarebbero state ritrovati sangue e le impronte digitali di Domenichini.
L’autopsia confermava l’ipotesi della prima analisi della salma: Carmela Fabozzi è morta per due colpi micidiali che le avrebbero provocato fratture letali alla nuca e al capo. Alcuni giorni dopo il delitto veniva fermato l’odierno indagato, già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti che riguardano reati contro il patrimonio e truffe a persone anziane.
L’uomo svolgeva attività di volontariato presso un’associazione che si occupa di assistenza alla terza età e a alla quale si era rivolta la vittima. Dunque è probabile che i due si fossero conosciuti in quell’ambito ma non sono ancora chiari i rapporti che avrebbero intrattenuto al di fuori del sodalizio di solidarietà sociale. E ammesso che la donna, particolarmente riservata e schiva da amicizie maschili, avesse frequentato Domenichini in qualche occasione.
In casa della vittima pare non mancasse nulla. Soldi e preziosi sarebbero rimasti al proprio posto dunque un delitto a scopo di rapina o una rapina finita male sarebbero da escludere. Cosi come sarebbe da escludere un omicidio a sfondo passionale poiché la pensionata non avrebbe subito violenze né abusi. Sono da chiarire anche gli altri due particolari rilevati dagli inquirenti in fase di primo sopralluogo sulla scena del crimine.
Carmela teneva sempre aperta la porta di casa per creare un po’ di corrente d’aria specie con il caldo afoso del mese di luglio. La pensionata, inoltre, non lasciava mai appese le mollette sui fili per stendere la biancheria. Dopo l’uso era solita riporle in un contenitore dopo aver ritirato e piegato il bucato. Il 22 luglio scorso le mollette erano ancora agganciate ai fili, perché?
Certo è che gli inquirenti non rilevavano alcun segno di effrazione sia sulla porta d’ingresso che nelle altre porte e finestre dell’appartamento dunque Fabozzi avrebbe aperto la porta al suo assassino che conosceva? Oppure lo stesso sarebbe entrato nell’abitazione della donna vedendo la porta aperta che poi avrebbe richiuso una volta dentro l’appartamento?
Durante l’interrogatorio di garanzia, avvenuto il 22 agosto scorso, alla presenza del Gip Anna Giorgetti, del Pm Valeria Anna Zini e del sostituto del titolare alla difesa avvocato Selena Profita, al posto dell’avvocato Francesca Cerri, l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere:
”… Domenichini ha non ha detto assolutamente nulla, prematuro parlare di tappe della strategia difensiva – ha detto Selene Profita – il difensore sta studiando il fascicolo, dopo di che valuterà come procedere col proprio assistito…”.
Gli esperti scientifici dei carabinieri avrebbero inoltre rilevato che, dall’analisi dei telefonini in uso alla vittima, poi ritrovati in casa dell’indagato, sarebbe rimasto in memoria il numero di cellulare di Domenichini. L’uomo dovrà riferire, fra le altre cose, anche il contenuto dei colloqui intercorsi con la Fabozzi. Lo stesso Domenichini era assurto agli onori della cronaca anni addietro quando si sarebbe spacciato per guardia giurata con tanto di ufficio “farlocco” nel centro di Varese.
Una sorta di sceriffo che era riuscito a carpire la fiducia di diversi commercianti, anche di boutique raffinate, per attività di sicurezza o per i classici incarichi da investigatore. Un’indagine della Guardia di Finanza, culminata con la denuncia a piede libero per truffa, falso materiale e ideologico, decretò la fine della sua messinscena con tanto di pistola giocattolo alla cintola.
L’uomo avrebbe continuato con le truffe agli anziani e soggetti fragili incamerando denunce su denunce. Domenichini, nel pomeriggio del 22 luglio, sarebbe poi partito per le vacanze assieme alla sua compagna per poi tornare in zona dopo Ferragosto. Nell’abitazione dell’odierno indagato sono stati ritrovati i due cellulari appartamenti alla vittima mentre nella sua auto sono state ritrovate le sue scarpe da tennis sporche di sangue, le impronte delle medesime calzature sarebbero state ritrovate sulla scena del crimine, accanto al corpo senza vita della pensionata.
Intanto i funerali di Carmela Fabozzi, previsti per lo scorso 23 agosto nella chiesa di San Martino a Malnate, sono stati rinviati a data da destinarsi.