Universale e primordiale, la rabbia è una delle emozioni più potenti dell’essere umano. Ma davvero possiamo imparare a dominarla?
La rabbia è una delle emozioni di base, universale, che appartiene all’esperienza umana comune e condivisa a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia di appartenenza. La funzione adattiva della rabbia risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti.
Per la psicologia essa è “Uno stato emotivo sperimentato a livello soggettivo con un’elevata attivazione del sistema simpatico autonomo. È inizialmente suscitata dalla percezione di una minaccia, anche se può persistere dopo che la minaccia è passata. La rabbia è associata a cognizioni e pensieri di attribuzione e di valutazione che sottolineano le malefatte degli altri e motivano una risposta di antagonismo per contrastare, scacciare, ritorcere contro, o attaccare la fonte della minaccia percepita. La rabbia è comunicata attraverso la mimica facciale o posturale o inflessioni vocali, verbalizzazioni avverse e comportamento aggressivo”.

Il sentimento è comune ad ogni essere umano, ma diverse sono le sue esternazioni e la capacità di gestirne gli effetti. C’è chi, furioso per natura e, facilmente alterabile, si accende al suo primo apparire. Poi ci sono quelli che riescono a tenerla a bada, la sopprimono dominandola, e così facendo la vanificano.
Infine, le “mosche bianche”, difficili da trovare in natura, quelli che riescono a guardare a questo sentimento con distacco, come insegna la filosofia zen. Esistono diversi approcci culturali al fenomeno. Alcuni ritengono che la rabbia vada esternata, semmai non direttamente sull’oggetto o persona che l’ha scatenata, ma praticando sport come la boxe o la corsa. Risulta difficile pensare ad un fatto del genere, perché vuol dire controllarla per un attimo e poi decidere di fare altro. Altri studiosi sono del parere che la sua repressione causa effetti negativi, in quanto se all’esterno si può apparire controllati, dentro di sé si è un vulcano in eruzione. Sin dall’antichità grandi filosofi hanno cercato di trovare strategie adatte per la gestione della rabbia.
Ovviamente sono stati effettuati numerosi studi sul controllo della rabbia. In Giappone, secondo una ricerca pubblicata su “Scientific Reports on Nature”, una rivista scientifica che copre tutte le aree delle scienze naturali, la rabbia viene eliminata con una semplice operazione: mettere nero su bianco le proprie reazioni rabbiose su un foglio di carta e poi smaltirlo.

Gli studiosi si sono basati sulla teoria per cui c’è una stretta relazione tra la parola scritta e la canalizzazione della rabbia, oppure su quelle indagini che hanno evidenziato l’effetto benefico sull’umore di una persona quando interagisce con oggetti fisici. Sarà per questo motivo che una volta, in caso di una relazione amorosa interrotta si rompevano i regali o bruciavano le lettere. Questo succede per il contagio che si esercita sugli oggetti, per liberarsi di essi significa l’eliminazione della rabbia. In Giappone esiste un festival annuale in cui i partecipanti rompono piccoli dischi che simboleggiano oggetti che li fanno infuriare. Alla fine dell’evento, a conferma dello studio, le persone si sono sentite liberate dallo stato di disagio vissuto.
Ora se la storia dell’umanità è stata, anche, ricerca di tecniche per alleviare la rabbia, lo scenario attuale mostra di non essere mai riusciti a trovarle. Quanti piccoli dischi rappresentativi di situazioni che hanno alimentato la rabbia devono rompere i “Grandi della Terra” affinché si plachi la loro collera? Le attuali guerre in corso, forse oltre alla rabbia, all’odio, sono il frutto di un sentimento ancora più subdolo: la difesa di interessi geopolitici!