Nuovi tagli alla scuola pubblica, le manifestazioni degli studenti medi dilagano in tutta Italia. In programma altre giornate di protesta
Oggi, 8 novembre 2019, le piazze e le strade delle maggiori città d’Italia sono state inondate dagli studenti medi che a gran voce hanno chiesto il ritiro immediato della riforma della scuola-lavoro.
La norma, lasciata in eredità dal ministro leghista Bussetti e successivamente confermata e supportata dal governo gialloverde, di fatto ha eroso ancor di più i diritti degli studenti scaturendo l’ira degli stessi in tutto il Bel Paese.
Tramite il PCTO (Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) sostanzialmente si abolisce il tetto massimo di ore per l’alternanza, lasciando alla discrezione del preside e dell’istituto la decisione in merito. Gli accordi stipulati dal MIUR con le grandi multinazionali presenti nel Paese hanno portato centinaia di migliaia di studenti ad affollare le fila della concorrenza a ribasso tra i lavoratori. Soltanto McDonald vanta nel proprio organico circa 10.000 studenti-lavoratori, logicamente a costo zero. Proprio per tale ragione le sigle studentesche Fronte della Gioventù Comunista (FGC) e l’Unione degli Studenti (UDS) hanno chiamato oggi a raccolta gli scolari di tutta Italia per protestare contro tale delibera.
“Ogni riforma che passa la situazione per gli studenti continua a peggiorare. Fioramonti si è reso responsabile dell’ultimo e più grave attacco contro di noi.” Dichiara Riccardo Sala responsabile del FGC Milano. “Chiediamo con forza il ritiro di queste linee guida, e l’introduzione di serie norme che vadano a garantire i diritti e le tutele necessarie agli studenti in stage. Vogliamo partecipare alla scelta dei percorsi di alternanza: ogni scuola deve avere la sua commissione paritetica. Rivendichiamo un salario per gli studenti in alternanza, perché chiunque lavori ne ha diritto, e crediamo sarebbe una conquista importante anche per gli studenti universitari e per le lotte sindacali in un mondo del lavoro sempre più difficile per noi giovani.”
La rabbia degli studenti, inoltre, si indirizza verso i continui tagli all’istruzione attuati dal governo, e verso la precarietà in cui versano le strutture scolastiche italiane. “Questo governo non fa altro che prenderci in giro, come tutti quelli prima” continua Sala. “Promettono nuovi finanziamenti ma inseriscono 1.8 miliardi di tagli nel DEF per il solo 2020. Intanto le scuole ci crollano in testa e vediamo continuamente aumentare le nostre spese per il materiale, i trasporti e i contributi volontari”. Conclude Sala ai nostri microfoni.
Dello stesso avviso appare l’altro collettivo studentesco sceso in piazza quest’oggi. Nel comunicato diffuso dell’UDS infatti emerge come alla base della protesta vi sia la necessità di “[…] Chiedere serie garanzie sul diritto allo studio per rivendicare una scuola diversa: la scuola del futuro. […] Nonostante la pioggia, gli studenti e le studentesse hanno riempito di significato le piazze, chiedendo a gran voce non solo che le scuole non cadano a pezzi, ma che vengano adottati dei piani concreti per una didattica nuova, un’alternanza scuola-lavoro libera dalle multinazionali che sfruttano e inquinano, una mobilità gratuita ed ecologica. Chiediamo lo stop agli accordi tra MIUR e multinazionali che inquinano i nostri territori e continuano a riproporre lo status quo dei lavoratori precari e sfruttati. Il sistema d’istruzione non può essere determinato dal sistema economico attuale.”
La lotta lanciata dagli studenti italiani contro il PCTO sembra appena cominciata e appare chiaro che perdurerà fino a quando non avverrà un reale mutamento nel modo di concepire l’istruzione. C’è da Giurarci.