Inchiesta della BBC rivela circuiti criminali internazionali che diffondono video di violenze estreme su animali. Coinvolti anche minorenni. Adozioni fittizie per procurarsi le vittime.
Londra – Una realtà agghiacciante emerge dalle profondità del dark web e delle app di messaggistica criptata: reti internazionali di individui che torturano sistematicamente gatti, documentando le loro azioni in video che vengono poi condivisi online per puro sadismo o venduti per profitto. L’inchiesta condotta dalla BBC ha sollevato il velo su un fenomeno che coinvolge anche il Regno Unito, con la partecipazione attiva di giovanissimi e meccanismi criminali sempre più sofisticati.

Il caso che ha fatto scoppiare lo scandalo
L’indagine della BBC è scattata dopo un episodio che ha sconvolto la comunità di Ruislip, a ovest di Londra. A maggio scorso, due adolescenti – una ragazza di 16 anni e un ragazzo di 17 – sono stati condannati per aver torturato e ucciso due cuccioli di gatto in un parco pubblico. Le immagini della scena del crimine, che mostravano coltelli, cannelli e i corpi degli animali tagliati a metà, hanno lasciato un’intera comunità sotto shock.
L’episodio ha innescato un’investigazione più ampia che ha portato alla scoperta di una rete internazionale molto più estesa di quanto inizialmente immaginato. La polizia britannica sta ora valutando possibili collegamenti tra questo caso e i circuiti criminali identificati dai reporter Tony Smith e Angus Crawford.
L’infiltrazione nei gruppi criptati
Utilizzando app di messaggistica crittografata, i giornalisti della BBC hanno scoperto l’esistenza di comunità chiuse dedicate esclusivamente alla condivisione di contenuti di violenza estrema contro i gatti. All’interno di questi gruppi, alcuni membri proponevano apertamente di adottare gattini da organizzazioni animaliste con l’unico scopo di torturarli.

Le prove raccolte sono inquietanti: moduli di adozione compilati con false identità, annunci di vendita di cuccioli intercettati per scopi criminali e messaggi espliciti con frasi come “Li voglio torturare a morte”.
L’associazione Feline Guardians, che collabora attivamente con le autorità per monitorare questi fenomeni criminali, ha fornito dati allarmanti sulla portata del problema. Tra maggio 2023 e maggio 2024, è stato pubblicato in media un nuovo video di torture ogni 14 ore. Alcuni gruppi contano più di mille membri attivi, mentre un singolo torturatore sarebbe responsabile della morte di oltre 200 gatti.
La crescita del fenomeno è esponenziale: tra giugno 2024 e febbraio 2025 sono stati caricati oltre 500 nuovi video, registrando un’impennata del 500% rispetto all’anno precedente.
Le torture documentate
I video scoperti dalla BBC mostrano livelli di crudeltà difficili anche solo da descrivere. Gli animali vengono annegati, folgorati, mutilati e lasciati a morire in agonia. Alcuni torturatori utilizzano persino elettroshock per rianimare gli animali morenti, prolungando deliberatamente le loro sofferenze per massimizzare il sadismo dell’atto.
Le metodologie documentate includono gattini affamati fino alla morte, sevizie trasmesse in diretta streaming e il coinvolgimento di bambini nelle torture.
La “Kill 100 Challenge”
Uno degli aspetti più aberranti scoperti dall’inchiesta riguarda una competizione lanciata nel settembre 2023, denominata “Kill 100 Challenge”. I membri di questi gruppi venivano incoraggiati a torturare e uccidere 100 gatti nel minor tempo possibile, trasformando la crudeltà in una gara macabra.
L’inchiesta della BBC potrebbe essere collegata a una più ampia investigazione condotta dalla CNN e pubblicata il 3 giugno 2025. Quell’indagine, realizzata anch’essa in collaborazione con Feline Guardians, ha rivelato un sistema criminale globale che tortura gatti per due motivazioni principali: il profitto economico e il sadismo sessuale.
Secondo la CNN, i contenuti estremamente espliciti vengono venduti all’interno di comunità chiuse e criptate, spesso frequentate da individui con feticismi legati al dolore animale, una perversione nota come zoosadismo. Questo mercato nero rappresenta una fonte di guadagno per i torturatori, che monetizzano la sofferenza degli animali vendendo i video a clienti disposti a pagare per questo tipo di contenuti.
Le piattaforme utilizzate
Nonostante i divieti ufficiali e le politiche contro i contenuti violenti, alcune piattaforme mainstream vengono utilizzate per la diffusione di questi materiali. Telegram, X (ex Twitter) e persino YouTube risultano essere canali di distribuzione, evidenziando le difficoltà nel controllo e nella moderazione di contenuti su larga scala.

Un infiltrato, identificato con il nome di copertura “Chen”, ha rivelato che per accedere a questi gruppi esclusivi viene spesso richiesta la realizzazione di un video di tortura autentico come “prova di accesso”. Questo meccanismo di verifica garantisce che solo individui realmente intenzionati a commettere violenze possano entrare nelle comunità più riservate.
Nel Regno Unito, la tortura di animali è punita dall’Animal Welfare Act del 2006, che prevede fino a cinque anni di carcere per i reati più gravi. Tuttavia, le autorità stanno valutando se le leggi esistenti siano adeguate ad affrontare la complessità e la scala di questi crimini organizzati. Alcune associazioni animaliste italiane si sono mobilitate per verificare se nel nostro Paese ci siano o meno tracce di presunti affiliati al turpe commercio di terribili immagini di animali seviziati.