Nei decenni il rapporto dell’uomo con Madre Natura era cresciuto notevolmente per poi attenuarsi di molto. Negli ultimi anni si intravede un’inversione di tendenza. Durerà?
La relazione uomo/natura si è infranta. Esiste una moltitudine di cittadini urbanizzati che conoscono poco e male il rapporto con la natura. E’ un tratto caratteristico delle società avanzate, con megalopoli frutto della conurbazione (processo di formazione di una città per collegamento di centri urbani minori attorno ad un nucleo maggiore che funge da polo), con uno sviluppo urbanistico abnorme e da un’altissima densità della popolazione.
L’Università di Derby, Regno Unito, ha effettuato uno studio secondo cui nel corso degli ultimi due secoli la relazione con la natura è calata del 60%, a tutto svantaggio del benessere delle persone e della salute del pianeta. Il fenomeno è stato etichettato con la locuzione di “estinzione dell’esperienza”, ossia la perdita, da parte delle generazioni future, della conoscenza della natura, in quanto assente nella loro vita. I fattori scatenanti sono stati l’urbanizzazione selvaggia, la scomparsa di biodiversità e della diffusione del rapporto tra genitori e figli. Gli studi in generale sono prodighi di consigli per il futuro. Ma come cantava Fabrizio De André in “Bocca di Rosa”, “Si sa che la gente dà buoni consigli, se non può più dare il cattivo esempio“.
Non sarà il caso della prestigiosa Università inglese, secondo cui per invertire radicalmente la rotta, urge una crescita del 1000% di natura negli ambienti di vita. Secondo gli scienziati non è una quota irraggiungibile, perché valutando che l’esposizione media giornaliera di un cittadino inglese è di 4 minuti e 36 secondi tra il verde, se questa cifra si decuplica, il tempo all’aperto sarà di 40 minuti. Visto il contesto di partenza, è un dato incoraggiante. E’ urgente investire in programmi educativi che prevedono, ad esempio, lo svolgimento dell’asilo nei boschi e fornire alle famiglie gli strumenti per alimentare il rapporto dei bambini con la natura, anche perché restano ammaliati da essa.

Meno 60% è la percentuale di riduzione del rapporto uomo/natura. Pare che la parabola discendente sia iniziata quando sui libri c’è stata la scomparsa di parole come fiore, fiume, albero. Augurandosi che siffatte politiche siano alimentate dai governi nazionali e locali, il paradigma prevede che dopo il superamento di una soglia critica, si innescherebbe un processo virtuoso da cui scaturirà una certa autosufficienza. Dopo gli anni ’90 in cui si era raggiunti il livello massimo di negatività, a livello culturale c’è stata un timido risveglio, confermato dalla modica crescita di parole collegate alla natura nei libri. Una luce fioca in lontananza, un lieve bagliore, che, comunque, illumina la buia spelonca in cui siamo precipitati, da cui è difficile evadere, peggio di un carcere di massima sicurezza.
Ma il fenomeno non è dovuto al Fato beffardo che si è preso gioco del popolo ignaro. E’ il risultato di un lento e lungo processo di sovvertimento della struttura economica, dei rapporti di produzione e di quelli sociali, che ha visto la sua genesi nel ‘700 con la rivoluzione industriale. Si sono verificati cambiamenti radicali nella concezione di lavoro che si è trasformato in salariato soggetto a turni, l’accelerazione dei processi produttivi a cui si è resa necessaria un uso intensivo delle risorse naturali. Praticamente si è assistito all’abolizione o scarsa considerazione dei cicli naturali, soppiantati da quelli industriali ad un ritmo più forsennato.
Per compiere questo mutamento serviva manodopera a buon mercato, reclutata tra i contadini, soppiantati dall’introduzione delle macchine nell’agricoltura. Le città, intanto, accoglievano, si fa per dire, il nuovo proletariato che lavorava anche 14 ore in ambienti malsani e pericolosi. Inoltre, la vita nell’urbe industriale era caratterizzata da sovraffollamento, mancanza di servizi igienici e un diffuso degrado sociale. E’ stato con questo processo rivoluzionario che l’essere umano ha iniziato quel meccanismo di distacco dalla natura, fino agli effetti dei giorni nostri. Senza rendersi conto che distaccandosi dalla natura, ci si allontana dalla parte più essenziale di sé stessi!