L’OMBRA TETRA DELLA ‘NDRANGHETA NELLA POLITICA VALDOSTANA

E non sarebbe una novità a ben vedere immagini e video girate dagli investigatori. Favori e benefit con la politica dei voti di scambio e del più bieco clientelismo

AOSTA – La penetrazione della devianza organizzata non conosce ostacoli. In Val D’Aosta, ormai da anni, la ‘ndrangheta è penetrata nel tessuto sociale e politico come un cancro la cui estirpazione diventerà assai difficile se lo Stato non farà sentire forte la propria voce. E’ ovvio che non si tratta di sole parole, infatti la mafia non si combatte con le passerelle ma con iniziative concrete come quella di Gratteri in Calabria. Ovvero con azioni di repressione ben coordinate fra magistratura e forze dell’ordine i cui risultati, quando questo avviene, sono sotto gli occhi di tutti.

Antonio Fosson si è dimesso lo scorso 14 dicembre.
Antonio Fosson si è dimesso lo scorso 14 dicembre.

E che la ‘ndrangheta abbia amici politici e imprenditori dappertutto non è una novità. E non è una novità che certa politica sia connivente e collusa proprio con quella criminalità organizzata che per anni e anni i politici hanno disconosciuto specie nelle regioni del Nord Italia dove camorra, sacra corona unita, ‘ndrangheta e mafia si ritenevano assenti per lo meno nella gestione della cosa pubblica. Nulla di più sbagliato ed i fatti accaduti in Val D’Aosta ne sono la prova lampante.

Fosson fotografato dai cc. mentre arriva nel ristorante di proprietà di soggetti malavitosi.

Il 14 dicembre scorso è toccato al governatore valdostano Antonio Fosson, 68 anni, ex senatore e medico in pensione, fare le valigie e andarsene dal maggiore palazzo di governo della regione. L’avviso di garanzia ricevuto non era più compatibile con l’incarico istituzionale ricoperto. L’accusa, per l’ex presidente, meglio conosciuto con l’appellativo di Sentinella in piedi, riguarda un presunto scambio elettorale politico-mafioso nell’inchiesta sul condizionamento delle Regionali del 2018 da parte delle ‘ndrine locali. Con Fosson sono stati raggiunti da analogo provvedimento di indagine, e sempre per voto di scambio, anche Laurent Viérin, ex governatore e assessore al Turismo e Beni culturali ed ex governatore; Stefano Borrello, assessore alle Opere pubbliche ed il consigliere regionale Luca Bianchi, dimissionario dagli incarichi di presidente di commissione e capogruppo dell’Union Valdotaine. L’inchiesta, denominata Egomnia, è stata condotta dai carabinieri coordinati dal Pm Valerio Longi. I militari hanno rivoltato come un calzino qualsiasi cosa avesse avuto a che fare con le ultime elezioni regionali ed in particolare i contatti tra alcuni candidati e personaggi vicini alla costola valdostana della ‘ndrangheta rappresentata dai fratelli Di Donato.

Laurent Viérin.

Gli investigatori hanno eseguito mesi di appostamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali, videoriprese documentando decine di incontri fra boss e politici locali. Fra questi l’incontro tra Fosson e un malavitoso che avrebbe dettato al politico la condotta politica da assumere una volta eletto. Insomma l’ex presidente Fosson sarebbe stato condizionato, secondo gli inquirenti, da un anziano pensionato calabrese contiguo alla cellula mafiosa locale. L’ex governatore è stato ripreso mentre entrava in un ristorante di proprietà di un personaggio di spicco della ‘ndrangheta con il quale avrebbero parlato di elezioni regionali. Laurent Viérin, nel maggio 2018, quando era ancora presidente della Regione, avrebbe incontrato un altro boss ad Aymavilles sempre con i medesimi scopi elettorali.

Laurent Viérin con il pregiudicato Alessandro Giachino.

I voti ai politici sarebbero stati dati in cambio di posti di lavoro e agevolazioni in pratiche amministrative sia per gli affiliati che per i soggetti vicini al sodalizio criminale:

…Sottolineo con forza la mia totale estraneità rispetto ai fatti – ha detto Fosson in sua difesa – di cui ho avuto lettura negli ultimi giorni sui giornali. Vi ho chiamato qui per comunicare che, per onorare quel senso di responsabilità politica che ho sempre perseguito ed anche salvaguardare la mia personale dignità, profondamente ferita dalle infamanti ipotesi che vengono formulate, ho deciso di fare un passo indietro e di dare le mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione. È stato per me un grande onore essere presidente di questa meravigliosa regione per la quale ho lavorato con impegno e onestà…”.

Duro il commento del presidente della fondazione antimafia Antonio Caponnetto:

“…Alcuni anni fa avevamo sondato le intenzioni delle classi politiche di Valle d’Aosta ed Umbria – ha concluso il Salvatore Calleri – per creare in loco nostri osservatori sulla criminalità. Non abbiamo mai ricevuto risposta da entrambi i vertici politico-istituzionali delle due regioni. Oggi ci ritroviamo a parlarne come novelli veggenti. E le popolazioni locali ne pagano le spese…”.

Salvatore Calleri, presidente fondazione Antonino Caponnetto.

Le indagini comunque continuano e non sono improbabili ulteriori risvolti eclatanti.

Stefano Borrello
Marco Fabrizio Di Donato, uno dei presunti boss della ‘ndrangheta locale.
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