L’ombra del veleno dietro la morte di Matacena e della madre. Indagata la moglie

I corpi dell’ex deputato di Forza Italia e della madre sono stati riesumati per ordine della Procura di Reggio che intende vederci chiaro sulle reali cause del duplice decesso.

REGGIO CALABRIA – Se fosse tornato in Italia da Dubai forse avrebbe vuotato il sacco e diverse persone non avrebbero più dormito sonni tranquilli. Ma sarebbe morto d’infarto il 16 settembre 2022 mentre tre mesi dopo rendeva l’anima a Dio anche la madre, spirata per i postumi di un intervento chirurgico. La Procura di Reggio Calabria però la pensa diversamente ed ha fatto riesumare i cadaveri di mamma e figlio. Parliamo di Amedeo Gennaro Raniero Matacena, nato a Catania nel 1963, industriale nel ramo dei traghetti sullo Stretto di Messina, già deputato di Forza Italia sino al 2001, deceduto a 59 anni a Dubai, negli Emirati Arabi, il 16 settembre 2022 per un infarto fulminante. L’armatore, titolare della società di trasporti marittimi “Amadeus Spa”, e figlio dell’omonimo padre, pioniere dei traghetti “Caronte” e presidente della Reggina negli anni ’70, era particolarmente affezionato alla madre Raffaella De Carolis, 80 anni, ex miss Italia 1962, spirata anche lei a Dubai, tre mesi dopo di lui.

L’on. Amedeo Matacena Foto Ansa

Nel 2012 la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria condannava l’imprenditore a 5 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Matacena, negli anni ’90, era stato coinvolto nella maxi inchiesta Olimpia, diretta dalla DDA reggina, e che riguardava un centinaio di omicidi nonché i rapporti tra la ‘ndrangheta e politica. Matacena era accusato di avere chiesto voti alla criminalità organizzata tramite la famiglia Rosmini e le frequentazioni dell’imprenditore con soggetti sodali ai gruppi criminali sembravano confermare la tesi accusatoria. La sentenza del 2012, infatti, veniva confermata un anno dopo dalla Cassazione e sarà sempre la Suprema Corte che, nel 2014, in virtù di un ricorso straordinario presentato dai difensori di Matacena, a ridurre da cinque a tre gli anni di reclusione per l’armatore poiché i reati contestati erano stati commessi prima dell’inasprimento delle pene. Nel 2013 l’imprenditore, già latitante da un mese, veniva arrestato a Dubai dall’Interpol e dalla sezione Catturandi del nucleo Investigativo dei carabinieri di Reggio Calabria.

La diplomazia araba e le stesse autorità di polizia venivano in suo aiuto tanto che Matacena veniva rilasciato ottenendo anche il divieto di espatrio. Anche per l’ex ministro Claudio Scajola, nel 2014, scattavano le manette ad opera della Direzione antimafia di Reggio Calabria perché accusato di aver aiutato Matacena nella sua latitanza e a pianificare una sua probabile fuga verso il Libano. L’armatore catanese si sposava, in seconde nozze e con rito islamico, con Maria Pia Tropepi, 43 anni, originaria di Lamezia Terme, sedicente medico, con le mani in pasta in diverse attività economiche, che aveva conosciuto a Dubai nel suo centro estetico.

Amedeo Matacena, la moglie Mapi e Raffaella De Carolis

La donna, adesso, è indagata per duplice omicidio sulla scorta dell’ipotesi di reato formulata dall’ex procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Stefano Musolino e il Pm Sara Parezzan, della Procura di Reggio Calabria, che stanno cercando di fare luce non solo sulla morte dell’ex parlamentare azzurro e di sua madre, ma anche sulla sorte del loro patrimonio che ammonterebbe ad oltre 10 milioni di euro.

Dunque si parlerebbe di avvelenamento e non di decessi per malori improvvisi o per complicanze operatorie. Infatti lo scorso 1 ottobre sono iniziate le operazioni relative alla riesumazione delle salme (Matacena è sepolto a Formia, la madre a Reggio Calabria) e alla successiva autopsia, con esame tossicologico, per stabilire le esatte cause delle due dipartite. Anche sulle salme ci sono state difficoltà e guerre fra parenti: Tropepi avrebbe voluto cremare il marito e la suocera a Dubai, affermando che questa era la volontà dell’imprenditore.

La nave traghetto Amedeo Matacena durante le operazioni di disarmo

Ma l’altro figlio della compianta De Carolis, Elio Matacena, insieme ai figli dell’armatore avuti da precedenti relazioni, Athos e Amedeo, osteggiando la decisione della “dottoressa”, hanno poi finito per ottenere le sepolture dei loro cari in Italia. Nell’ingarbugliata vicenda si parla di prelievi per milioni di euro poi spariti, uno strano testamento olografo a firma di Matacena che dispone di lasciare ogni suo bene alla moglie e cosi via. Maria Pia Tropepi fa sapere, tramite l’avvocato Attilio Perrelli, di “essere serena anche se quanto sta accadendo riapre ferite legate alla perdita di una persona cara”.

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