Foti: “La sentenza del Consiglio di Stato invade la sfera legislativa”. M5S. “Nei comizi elettorali dietrofront su concessioni demaniali”
Roma – Sul tema delle concessioni balneari, Fratelli d’Italia ha chiesto che la Corte Costituzionale si esprima sul conflitto di attribuzione nei confronti del Consiglio di Stato. E’ stato il capogruppo del partito Tommaso Foti a inviare una lettera al presidente della Camera Fontana in seguito all’ultima sentenza del massimo organo della giustizia amministrativa A seguito dell’ultima sentenza della VII sezione del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha inviato una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiedendo di “sollevare presso la Corte costituzionale il conflitto di attribuzione nei confronti del massimo organo della giustizia amministrativa”.
“Guardiamo con preoccupazione all’ultima pronuncia del Consiglio di Stato, laddove in più punti essa sembra travalicare i poteri della giustizia amministrativa finendo con l’invadere la sfera legislativa propria del Parlamento”, dichiara Foti in una nota. “In questa ultima pronuncia – prosegue il capogruppo di FdI – il Consiglio di Stato torna a ribadire la propria competenza non solo in ordine all’obbligo di disapplicare le disposizioni nazionali contrarie ma chiarisce altresì che, secondo l’interpretazione sostenuta, tale disapplicazione debba avvenire senza che ciò possa essere condizionato o impedito da interventi del legislatore”.
Un assunto che riteniamo infondato e che contraddice lo spirito stesso della legislazione di derivazione comunitaria, che prevede che una Direttiva (in questo caso la Bolkestein) venga recepita con specifiche norme di legge. Riteniamo pertanto ineludibile che sia la Corte costituzionale a pronunciarsi circa il corretto esercizio della potestà giurisdizionale. Lo facciamo – conclude sulla vicenda Foti – a difesa di un organo eletto direttamente dal popolo che deve mantenere il diritto di poter esercitare le proprie prerogative, con lo svolgimento delle funzioni ad esso attribuite dalla Costituzione”. Interviene anche Matteo Salvini. Sulle gare per le concessioni dei balneari “è l’ennesima dimostrazione dell’Europa che non ci serve”.
“Penso che De Gasperi non pensasse, quando metteva mano al sogno europeo, a mettere all’asta le spiagge toscane, pisane e della Versilia. Come Lega – dice il vicepremier – sono convinto che occorra tutelare chi su quelle spiagge ha investito e lavorato tanti anni, dando la prelazione, riconoscendo tutti gli investimenti fatti su quelle spiagge, quindi il valore delle aziende”. Il ministro delle Infrastrutture ha aggiunto che “puoi andare a gara, però con un occhio di riguardo soprattutto per chi su quella spiaggia ha la fonte di reddito primario. Se uno ha venti spiagge è un conto, se uno ha una o due spiagge e sono quelle della sua famiglia, del suo babbo e dei suoi nonni deve poter continuare a gestire quella spiaggia. Ci sono due emendamenti della Lega che parlano di prelazione e valore aziendale, conto che tutti sostengano e spero – ha concluso – che la maggioranza sia compatta nel sostenere la tutela a questi lavoratori”.
Il lavoratori e imprenditori del settore sono preoccupati per il loro futuro e, la mancanza di certezze, non consente loro di fare investimenti. È quanto dicono operatori e operatrici balneari dopo che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa negativamente sul rinnovo automatico delle concessioni di occupazione delle spiagge, stabilendo che che non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione “imparziale e trasparente”. E all’orizzonte non c’è nulla di buono, c’è solo da lanciare, parlando di mare, l’SOS.
Ma il senatore M5s Marco Croatti fa notare: “Ora che si intensificano i comizi elettorali, nel governo c’è chi come Salvini prepara il grande dietrofront sulle concessioni demaniali. Il ‘no alle gare’ non è più posizione inamovibile, anche perché dopo gli avvisi dell’Ue e le pronunce del Consiglio di Stato il settore rimarrebbe nel caos più assoluto. L’escamotage del governo sembra quello di ripiegare sì sulle gare, ma ben indirizzate a tutela di chi la concessione magari la ha da decenni. Insomma, dal “no gare” si potrebbe passare a un
sistema di gare truffa se vogliamo persino peggiore dell’incrostato sistema di concessioni dirette che ci
tiriamo dietro da decenni”.