L’Italia dei sondaggi dice sì al salario minimo mentre il 62% degli italiani “sceglie” ancora la Meloni

Agli italiani piace l’idea del salario minimo, anche se ritoccherebbero la cifra minima ferma a 9 euro. Intanto, in politica, il popolo sceglie ancora la Meloni che si aggiudica il doppio delle preferenze rispetto alla Schlein. Nei partiti svetta ancora Fratelli d’Italia, Pd in calo, mentre M5s mostra qualche debole miglioramento.

Roma – La maggioranza degli italiani sta con le opposizioni e non con il governo sulla proposta di un salario minimo per legge di almeno 9 euro l’ora. È il dato principale di alcuni sondaggi realizzati, con molta probabilità, per verificarne il gradimento della proposta.

Il 55,1% del campione intervistato sostiene la proposta unitaria delle opposizioni. Contrario il 44,9%. In effetti sono 3,6 milioni i rapporti di lavoro in Italia che avrebbero un beneficio se venisse stabilito un salario minimo legale. Il dato è dell’Istat e riguarda circa mezzo milione di contratti di apprendistato, mentre 2,8 milioni sono per qualifica operaio. L’Ocse, in ogni caso, rileva che in Italia “pesa l’assenza di un salario minimo”, che è presente in 30 Paesi Ocse su 38.

Nella sfida diretta, poi, tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, la presidente del Consiglio è al 62,1% contro il 37,9% della segretaria del Pd. Tra i partiti, Fratelli d’Italia si consolida intorno al 30% mentre risale la Lega e Forza Italia, invece, ha una leggera flessione. Il Pd rimane sempre sotto quota 20%, mentre il M5S è in lievissimo rialzo. In ogni caso, si conferma la fiducia degli italiani nella premier, abbastanza stabile, in quanto è data al 43,4%.

La Meloni mantiene il 62% delle preferenze italiane. Schlein è al 37,9%

Nella classifica generale dei partiti Fratelli d’Italia è sempre in testa, ma non subisce variazioni e resta al 29,3%. Mentre il Partito Democratico di Elly Schlein è in calo al 19,6%. Sorride invece il M5s, al 16,2%. La Lega è l’unico partito del centrodestra a crescere questa settimana, portandosi al 9,3% (nella precedente rilevazione era al 9,1%), mentre Forza Italia, che aveva fatto registrare un aumento dei consensi nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi, scende al 7,5%.

Azione avanza al 3,6%, mentre Italia Viva è al 2,4%. Sinistra/Verdi al 2,8% è davanti a +Europa al 2,5%. Per l’Italia con Paragone è al 2,3%. Interessante, anche, il giudizio degli italiani sulle proteste in Francia. Infatti, dietro alle rivolte scoppiate si cela un disagio economico dei giovani delle minoranze etniche. Ne è convinto un terzo degli italiani intervistati, il 33,7%, i quali nel consueto sondaggio settimanale di Termometro Politico realizzato tra il 6 e il 7 luglio esprimono le proprie considerazioni sulle rivolte francesi. Solo il 15% indica nel razzismo strutturale delle forze dell’ordine e della società francese la causa scatenante dei disordini.

Il 25% punta, così, il dito contro la poca propensione all’integrazione delle minoranze, soprattutto quelle musulmane, mentre il 20,4% dà invece la colpa al numero eccessivo di immigrati che sono stati fatti entrare nel paese e ai loro discendenti. Inoltre, la maggioranza degli intervistati ritiene possibile che in futuro queste rivolte potranno scoppiare anche in Italia a causa delle disuguaglianze e discriminazioni verso le minoranze etniche (21,6%) o per il troppo afflusso di immigrati che in buona parte non si vuole integrare (39,9%).

Secondo il sondaggio gli scontri in Francia sono dovuti al disagio economico

Il 33,3%, invece, considera ciò poco plausibile per due motivi, in particolare perché in Italia c’è meno razzismo (11,3%) e gli stranieri sono maggiormente spalmati sul territorio (22%). Intanto, a onor di cronaca, a Lampedusa continuano gli sbarchi. Dopo i 600 migranti giunti nei giorni scorsi sulla più grande delle Pelagie con 14 differenti approdi, vi sono anche nove donne incinte, di cui alcune all’ottavo mese, mentre altri 570 sono sbarcati a partire dalla mezzanotte successiva.

Sui barchini, intercettati dagli uomini della Guardia costiera e della Guardia di Finanza e per la maggior parte partiti da Sfax in Tunisia, viaggiavano da un minimo di 36 a un massimo di 62 persone. Con i nuovi arrivi torna a riempiersi l’hot-spot. Nessuna tregua, dunque, infatti nonostante i trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento d’intesa con il Viminale, restano oltre 1.800 ospiti.

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