La crescita degli anziani e il calo della natalità stanno trasformando l’Italia. Il SSN è sotto pressione, mentre servono soluzioni innovative per prevenzione, lavoro e welfare.
La popolazione invecchia e il servizio sanitario nazionale è in affanno! Ormai sembra diventato un refrain che si ripete con lo stesso ritmo ad ogni occasione. La struttura demografica dell’Italia è cambiata radicalmente rispetto a 50 anni fa. Gli anziani sono in continua crescita con effetti devastanti sulla spesa sanitaria ma anche sul mercato del lavoro. Se ne è parlato il 15 ottobre scorso al consueto forum annuale in cui è stato presentato il “Rapporto Strategico 2024”, a cura del centro studi “Welfare Italia”, col supporto di Unipol Gruppo e The European House Ambrosetti (TEHA).
Un punto chiave del Rapporto 2024 è l’importanza della prevenzione come strumento per contrastare la dinamica crescente dei costi di welfare. Secondo “Welfare Italia” 1 euro investito in prevenzione genera un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese. E’ vero che si è allungata l’età media, si vive di più, ma male. Tanti anziani si trascinano a causa di varie patologie, ma resistono per… la gioia delle case farmaceutiche, che rimpinguano le loro casse. Le stime prevedono per il 2040 una mancanza di 3,4, milioni di lavoratori. Si parla di incentivare la natalità e neutralizzare il “disallineamento delle competenze”, ossia il divario tra quelle richieste dalle aziende e quelle offerte dai lavoratori. Inoltre, far rientrare i “cervelli” emigrati all’estero con proposte attrattive, soprattutto quelli con titoli scientifici.
Come è stato sottolineato l’investimento sulla salute è importante per il benessere collettivo, ma anche per aumentare la produttività economica del Paese. Sempre lì si va a parare: soldi, soldi, sempre soldi è, il leitmotiv che si ripete all’infinito! Secondo i “maître à penser” del Forum bisogna puntare sul settore farmaceutico, considerato uno dei più strategici, in quanto è ad alta intensità di R&S (Ricerca e Sviluppo) e lavoratori altamente specializzati. Sono state evidenziate, inoltre, marcate differenze regionali per quanto riguarda il sistema di accesso ai farmaci, perché diversi sono i sistemi regionali. Questa situazione determina discrepanze nei tempi e nella possibilità di accesso da parte dei pazienti, soprattutto per i farmaci di ultima generazione, E pensare che la Camera dei deputati il 19 giugno, dopo il voto favorevole in gennaio al Senato, ha dato via libera al disegno di Legge (Dl) sull’autonomia differenziata, che accentuerà le summenzionate criticità. Il Dl è stato presentato dal trionfante e tronfio ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, leghista della prima ora, con piglio deciso e prorompente. Una proposta su un tema di cui il partito del Nord Italia parla da anni e che deriva dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001, in base a cui le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche.
Inoltre, insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. Questa prospettiva non farà che aumentare il divario che esiste tra le varie parti del Paese, col Meridione a pagare il prezzo più alto. Lo spettacolo non è certo allettante: denatalità, invecchiamento della popolazione, emigrazione intellettuale. Per invertire la rotta c’è bisogno di un nocchiero che sappia offrire incentivi per chi fa figli anche riducendo il costo delle abitazioni, investimenti per la prevenzione delle malattie, aumento degli stipendi e offerte di lavoro attrattive per i giovani, recupero dell’immensa evasione fiscale. Ma nei perigliosi mari in cui navighiamo, essendo la nave in tempesta, nemmeno il più attrezzato nocchiero riuscirebbe a condurla in porto e poi sul nostro palcoscenico politico non se ne scorge nemmeno l’ombra!