L’Inps conferma un’Italia a due velocità, Nord locomotiva del Paese

Al Sud situazione più critica, non solo per numero di pensionati, ma per i pochi lavoratori giovani che possano sostenere il sistema.

Roma – Nord-Sud: la forbice si allarga! Ancora il solito disco, lo stesso ritornello dall’Unità d’Italia fino ad oggi. il divario Nord-Sud del Paese. Eppure malgrado sia diventato stantio lo si recita lo stesso. I casi sono due: o è un fenomeno irreversibile, per cui qualunque soluzione sarebbe inutile, oppure i tentativi compiuti finora si sono rilevati inadeguati per incompetenza delle classi dirigenti succedutesi. Oppure, forse, c’è un preciso disegno politico volto a conservare lo status quo! I recenti rendiconti sociali dell’Inps, seppur parziali, confermano un’Italia a due velocità: il Nord, in cui economia e occupazione sono solidi ed un Sud col freno a mano tirato. Sul piano occupazione l’andamento sul territorio nazionale è stato vario.

La ricchezza del Paese, il famoso Prodotto Interno Lordo (PIL) si è sviluppata, in gran parte al Nord, con la Lombardia che funge da locomotiva del Paese coi suoi 45 miliardi di euro. Seguono Piemonte e Trentino-Alto Adige con 150 e 50 miliardi. Il tasso di disoccupazione conferma questa fotografia della realtà. In Trentino Alto Adige è al 3,5%, in Liguria al 7% e un po’ più a sud, in Emilia-Romagna e Toscana, al 5-6%. In Meridione è tutta un’altra storia. In Sicilia è al 15,8%, in Sardegna all’11% e in Puglia al 13,1%. Un aspetto curioso e contraddittorio è costituito dal fatto che nonostante questi dati negativi, il PIL si aggira sugli 87 miliardi di euro ed in Puglia 88. I rendiconti dell’Inps, quindi, ci informano su un’Italia a due velocità (sai che novità!).

Il Nord perché è fornito di una vigorosa capacità di fare impresa e produrre ricchezza. Il Centro segue a ruota, confermando il buon equilibrio tra struttura economica ed occupazione. Per quanto riguarda il Sud, ad esempio il PIL considerevole della Puglia è frutto soprattutto dell’economia turistica. Il mercato del lavoro continua ad essere molto debole e dove non lo è, si tratta di precarietà. Secondo i giudizi dell’Inps il Sud oltre alle sue ataviche deficienze strutturali, si trova di fronte ad un mercato del lavoro e ad un’occupazione giovanile a cui la politica nazionale mostra, nei fatti, scarso interesse. Un altro dato emerso è la relazione tra sistema pensionistico e dinamica demografica. Al Nord i pensionati costituiscono una percentuale molto alta della popolazione ed è emerso un crescente interesse per la sostenibilità del sistema pensionistico. Al Sud la situazione è più critica, non solo per il numero di pensionati, ma per lo scarso numero di lavoratori giovani che possano sostenere il sistema.

Soprattutto nelle aree rurali, il calo demografico è molto più sentito, proprio per la mancanza di ricambio generazionale. La popolazione invecchia, i giovani sono esclusi dal mercato del lavoro, sono queste le sfide più importanti per la politica locale e nazionale. Il deserto demografico, come è stato definito dagli esperti di
demografia, non ha effetti solo economici, ma anche sociali. Al Sud, ad esempio, ci sono più decessi che nascite. Inoltre, a questo dato, aggiungendo l’emigrazione giovanile verso il Nord del Paese o all’estero, si comprende il timore per la sostenibilità delle strutture di welfare. L’attuale compagine governativa ha cercato di indirizzare le maggiori responsabilità sulla scarsa denatalità alle donne. In realtà il fenomeno è in primis
economico: dove c’è scarsezza di risorse, di lavoro e di opportunità, sembra quasi naturale per i giovani orientarsi verso la decisione di non avere figli. Il problema di fondo è che manca una visione complessiva di queste criticità. Forse, iniziando a recuperare risorse dalla grande evasione fiscale, dagli extra profitti bancari e dalla spesa militare ed investendo nel welfare, si avrebbero più possibilità di soluzione. C’è una classe politica capace di realizzare ciò? Ah, saperlo!

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