I femminicidi sono in aumento e sempre più spesso manca un movente specifico. L’intolleranza estrema ed il bieco possesso della persona armano la mano di chi si ritiene appagato soltanto con l’eliminazione della persona a cui aveva giurato amore eterno. Il Codice Rosso dovrebbe avere un’applicazione più agile e tempestiva.
Cagliari – Il tragico copione è sempre lo stesso: un lui che uccide una lei. Poi c’è il movente. Spesso quello passionale domina sugli altri. Passione malata ovviamente e gelosia criminale. Poiché chi ammazza sa di farlo dunque il raptus o il cosiddetto colpo di follia sono solo barzellette spesso in uso alla difesa quando non si può inventare altro. Poi ci sono femminicidi ancora più squallidi. Quelli senza movente e che si raccontano in poche righe.
Squallide anche queste. Cosi è stato per Angelica Salis, 60 anni, morta ammazzata nella sua casa che condivideva col marito a Quartucciu, nell’area metropolitana di Cagliari. Litigavano e litigavano, mentre lui lui la riempiva di botte. Anche l’ultima volta. La donna che fuggiva verso un bar per chiedere aiuto e lui che la inseguiva per menarla ancora. Poi sono tornati a casa. Sembravano più calmi. Hanno ripreso a litigare, da matti. Il marito, Paolo Randaccio di 67 anni, ha afferrato un coltello da cucina e l’ha colpita sei volte. Angelica è stramazzata sul pavimento dove è morta dissanguata.
Il pensionato ha poi telefonato alla caserma dei carabinieri dicendo all’operatore in servizio “…Ho ammazzato mia moglie. Venite…”. L’arresto, l’interrogatorio dei magistrati, il processo e il carcere per lui, il funerale per lei. Finita la storia. Miseramente. Il perché? Non c’è un perché. E in questa, ennesima tragica vicenda non c’è proprio uno straccio di spiegazione che possa lenire il dolore dei tre figli della coppia e dei parenti. Non c’era motivo.
E dice bene l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi, nella sua omelia: “…L’ultima parola deve averla la misericordia, non la violenza. C’è sgomento per questo atto di violenza avvenuto in un contesto familiare, proprio nella famiglia che è un luogo destinato a custodire la vita...”. Nella chiesa di San Piero Pascasio, a Quartucciu, c’erano oltre un centinaio di persone ancora incredule. Basite. Che si sono strette intorno ai familiari.
In chiesa anche il sindaco con gli assessori, anche loro senza parole:”...Eravamo presenti in forma privata – ha detto il primo cittadino Pietro Pisu – volevamo far sentire la nostra vicinanza e quella di tutta la comunità ai familiari della povera Angelica…“. Chiuso il sipario.