Si registra un trend decisamente positivo per quanto riguarda l’innovazione delle imprese gestite da donne in Italia, grazie alla crescita delle startup su tutto il territorio nazionale.
Roma – Le startup al femminile sono in crescita. Era ora che i “maschietti” leggessero la targa delle donne, come si suole dire in gergo, a intendere chi procede spedito in un settore e l’altro arranca standogli dietro! Nonostante la pandemia abbia provocato crisi economica, sociale e sanitaria, le startup al femminile sono in aumento. Ormai il termine è diventato consueto e nella new economy si intende, solitamente, un’azienda di piccole dimensioni che si proietta sul mercato grazie a un’idea innovativa. Le startup di sole donne, che quanto a innovazione la sanno lunga, sono cresciute di 2mila unità a settembre 2022, 572 in più rispetto al 2019.
Insomma, proprio durante la pandemia il genere femminile ha tirato fuori gli artigli e si è rimboccato le maniche, come fa di solito nei periodi di magra. Dimostrando di avere i cosiddetti “attributi” al contrario dei maschi che si sono, falsamente, vantati di possederne a iosa. I dati elaborati da InfoCamere (società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane) per l’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere (uno strumento, unico in Europa, nato nel 2003 per una lettura dei dati disaggregati per genere) sono eloquenti. Le imprese innovatrice al femminile hanno raggiunto il 13,6% del totale delle startup. Nell’ultimo biennio hanno raggiunto un considerevole incremento: +40%.
Come ha dichiarato Andrea Prete, presidente Unioncamere:
“La crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo. Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline STEM, oggi tanto ricercate dalle imprese”.
L’acronimo STEM sta a significare Science, Technology, Engineering and Mathematics, ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. In dettaglio, più del 70% agisce nei servizi alle imprese (1.455). Circa il 15% nel comparto manifatturiero (306) e il 4,6% nella negoziazione commerciale. È da segnalare il notevole e diffuso impegno delle donne nei settori in cui sono imprescindibili un elevato livello di competenze e conoscenze appropriate.
Come le attività finanziarie e assicurative, i servizi di comunicazione e informazione, l’istruzione e la sanità, l’assistenza sociale, le attività professionali, scientifiche e tecniche che corrispondono a circa il 10% delle imprese al femminile. Per quanto riguarda loro dislocazione sul territorio sono 4 le regioni all’avanguardia, in cui opera più del 50% del totale delle imprese al femminile: Lombardia, Lazio, Campania e Emilia-Romagna. Dal punto di vista dei valori assoluti, nell’ultimo biennio i numeri più consistenti sono stati raggiunti da Lombardia, Lazio, Campania e Toscana. La totalità delle imprese di donne risulta più marcata al Centro e nel Mezzogiorno con punte più alte nel Molise, in Basilicata, in Abruzzo, in Sicilia e Umbria.
Nel complesso, quindi, le startup al femminile sono 1,342 milioni, pari al 22,18% dell’imprenditoria italiana. Tra i settori con più presenza femminile, oltre a quelli summenzionati, abbiamo le attività di alloggio e ristorazione, l’agricoltura, Il noleggio e agenzie di viaggio. L’aspetto interessante emerso da questi dati è rappresentato dal fatto che è una delle poche volte che il Mezzogiorno d’Italia risulta all’avanguardia, grazie alla capacità innovativa delle donne. È forse il primo seme lanciato, sperando in una sua propagazione e sviluppo. E, soprattutto, che possa frenare l’emorragia di giovani dotati di titoli di studio costretti a emigrare per trovare lavoro, depauperando un territorio che possiede tante potenzialità.