il potere fallocentrico si serve da sempre delle stesse sottomesse per sottomettere a sua volta le altre
Simone de Beauvoire, la grande filosofa femminista (nonché eterna compagna di Jean Paul Sartre) recitava: “L’oppressore non sarebbe così potente se non avesse delle fedeli collaboratrici tra le oppresse.“
La settimana scorsa ha visto protagonista delle elezioni regionali umbre una donna, di destra, che ha letteralmente “asfaltato” (se vogliamo prendere a prestito il gergo populista) due uomini di sinistra.
Quello che agli occhi miopi dell’opinione pubblica dovrebbe essere addirittura motivo d’orgoglio per il genere femminile, in realtà cela una subdola motivazione che ha stretta attinenza con una sfera culturale di stampo machista, e quindi patriarcale. Perché una donna in posizione di rilievo che fa gli interessi di una ideologia misogina (da sempre inneggiante alla famiglia tradizionale, dichiaratamente contro l’interruzione volontaria di gravidanza, a favore dell’ abrogazione della Legge Merlin, ecc.) diventa automaticamente una minaccia per i diritti delle donne stesse. Ma come spiegava la succitata filosofa francese: il potere fallocentrico si serve da sempre delle stesse sottomesse per sottomettere a sua volta le altre.
Come in tutti i regimi egemoni, chi domina si avvale, sin dagli albori, degli stessi “schiavi traditori” per creare un’ ideale strategia di persuasione ed avere, così, un pieno controllo sugli oppressi (che altrimenti sarebbe a rischio).
Sembrerebbe tacitamente implicito il fatto che se le donne vogliono mirare ad arrivare alle “stanze dei bottoni”, devono essere disposte a “porgere il fianco” del proprio genere di appartenenza. Inoltre le famose ancelle, di cui si parlava, tengono fede anche ad un altro slogan che descrive in modo rude, ma esplicativo, cosa porta tali donne ad agire contro il loro stesso sesso, a favore degli oppressori : “If I shit on other women with you, then will you treat me like I have value?” (Se butto m…a insieme a te sulle altre donne, poi tu mi tratterai come se io avessi valore?).
L’eterna inadeguatezza inculcata nelle donne da atavici stereotipi educativi si traduce in una disistima che nel genere femminile è troppo spesso tangibile e diventa un ideale avallo per un sistema oppressivo come quello patriarcale. Tali “serve del sistema” sembrano prestar fede ad un monito autoimposto, che si potrebbe tradurre in queste parole:
Pur di essere accettata socialmente ed essere amata dagli uomini, sono disposta persino ad attentare alle donne stesse ed avere un trattamento di favore.