Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di un imprenditore al termine di un’indagine per reati di natura fallimentare. L’uomo è indagato assieme ad un’altra persona: sono accusati di aver distolto dai creditori (e dall’erario) l’attivo di un’azienda decotta.
Varese – L’indagine ha tratto origine dalla sentenza dichiarativa di fallimento del tribunale di Busto Arsizio che ha interessato una società attiva nella realizzazione e commercializzazione di progetti in campo energetico con sede a Besnate (Va). Il passivo dell’azienda accertato dal curatore fallimentare è risultato pari a circa 2,8 milioni di euro nella maggior parte per debiti con l’Erario (pari a 1,8 milioni). Le investigazioni del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Varese hanno permesso di ricostruire operazioni distrattive poste in essere dall’amministratore di diritto dell’impresa e da colui che, secondo l’ipotesi accusatoria, viene ritenuto il “dominus” della fallita che pertanto è stato destinatario del provvedimento cautelare eseguito dai finanzieri varesini.
Fra le molteplici operazioni che hanno portato al depauperamento del patrimonio della società, poi dichiarata fallita, le Fiamme Gialle hanno individuato la vendita di un brevetto relativo a “lampade fotovoltaiche e contratto di licenza relativa ad una nanotecnologia”, che sono stati ceduti, in periodo di massima decozione, dall’azienda ad un’altra società riconducibile agli stessi indagati senza incassare il relativo corrispettivo pattuito per oltre 500mila euro.
Nell’esecuzione della delega, la polizia economico-finanziaria ha eseguito numerose perquisizioni presso imprese riconducibili ai due indagati la cui condotta gestoria e amministrativa – nelle loro rispettive qualità – è stata, peraltro, ritenuta dal giudice talmente spregiudicata e predatoria che entrambi non si sono limitati a cagionare il fallimento della realtà economica da foro amministrata, ad un mero livello civilistico – commerciale, ma hanno posto in essere gravissimi fatti criminosi, a vario titolo inquadrabili nelle fattispecie delittuose di cui alla legge fallimentare (R.D, n. 267 del 1942). Per il Corpo, contrastare la commissione di reati fallimentari, significa impedire l’arricchimento indebito di quanti distraggono gli asset sani da una società in decozione a proprio vantaggio ed a danno dei creditori delle società tra i quali anche l’Erario.
Si rappresenta che per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna. La diffusione del presente comunicato stampa è autorizzata dalla competente Procura della Repubblica in ottemperanza alle disposizioni del Decreto Legislativo n. 188/2021, ritenendo sussistente l’interesse pubblico all’informazione con particolare riferimento al contrasto dei reati di frode fiscale, altamente lesivi degli interessi dell’Erario, nonché di ogni altra forma di criminalità economico-finanziaria.