Sarà presentato un piano di valutazione d’impatto per innalzare al 50% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas dell’UE entro il 2030.
Roma – Che… aria tira nell’Unione Europea? E’ noto a tutti i cittadini europei che le loro città sono talmente inquinate, al punto da contagiarsi di mal…aria. L’Unione Europea (UE) ha varato una serie di provvedimenti molto dettagliati per invertire la rotta sull’inquinamento ambientale. Il percorso è a tappe, costituito da una fase intermedia ed una finale. Nel primo caso entro il 2030, ad esempio, è prevista la riduzione della produzione di rifiuti urbani residui. Per raggiungere… l’apoteosi nel 2050 in cui le istituzioni vittime di “febbre ambientalista” dovranno raggiungere l’inquinamento zero. Queste sono le speranze, ma la realtà dei fatti, nuda e cruda, ci racconta tutt’altro. Ossia che la tanto esaltata miglioria è in corso, ma va ad andamento lento per raggiungere gli obiettivi prefissati. Insomma, l’aria che tira in Europa è ancora malsana.
L’aspetto più deleterio è che molti Stati non rispettano gli standard stabiliti. E non lo si racconta al bar, ma è il resoconto di un report dall’eloquente titolo “Lo stato della qualità dell’aria in Europa nel 2024”, a cura dell’EEA (European Environment Agency). Come dire: l’UE contesta sé stessa! Eppure, ne produce danni alla salute dei cittadini l’inquinamento dell’aria! Sono note le malattie respiratorie e cardiovascolari che esso produce sulla qualità della vita. Il rapporto ha esaminato lo stato degli inquinanti regolamentari nell’aria nel biennio 2022-2023, confrontando gli standard correnti per la qualità dell’aria nei paesi dell’UE. Per completare lo studio sono stati utilizzati anche quelli che fanno parte delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In un siffatto contesto, anche un dato favorevole, in realtà si trasforma in svantaggioso.
Due anni fa solo il 2% delle stazioni di monitoraggio della vecchia Europa ha segnalato concentrazioni preoccupanti di particolato fine. Ovvero, maggiori del valore limite su base annua indicato dall’UE. Per la cronaca per particolato fine si intende l’insieme delle particelle presenti in atmosfera, sia di derivazione naturale che antropica. Infatti l’atmosfera terrestre, riguardante zone urbane e quelle remote, presenta un’elevata concentrazione di particelle. Gli step che conducono alla formazione di queste particelle carboniose sono molto complessi, e sono caratterizzati da intricate reazioni tra le molteplici specie chimiche che si generano nei processi di combustione. Una percentuale del 2% induce all’ottimismo, però ecco appalesarsi l’inganno. Il 96% dei cittadini europei, coloro che che vivono nelle grandi e medie città, sono i… preferiti dalle concentrazioni di particolato fine le cui quote sono molto al di sopra dei livelli delle linee guida. Il più pericoloso, perfido, infido è il particolato fine (PM 2,5) che provoca i danni peggiori sulla salute delle persone.
E’ il frutto di una sorta di miscellanea composta da combustibili solidi utilizzati per il trasporto stradale, l’industria e il riscaldamento privato. Poiché i politici amano le definizioni altosonanti, al piano d’azione europeo è stato dato il nome di “Green Deal” (Patto Verde). E’ un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Sarà inoltre presentato un piano di valutazione d’impatto per innalzare ad almeno il 50% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE entro il 2030 e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990. L’intenzione è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di clima e di introdurre nuove leggi sull’economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’innovazione. Riusciranno i nostri eroi a raggiungere l’agognata meta? I dubbi sono tanto, ma finché c’è vita, c’è speranza!