Washington: “Ritorsione sarà limitata a obiettivi chiave al di fuori dal Paese”. Ma Teheran avverte: “Pronti a usare arma mai usata prima”.
Roma – In queste ore concitate, il grande timore di tutto il mondo è cosa farà l’Iran quando avrà la bomba atomica. Parola del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che senza peli sulla lingua avverte: “Israele teme e sa che qualora l’Iran arrivasse alla bomba atomica potrebbe anche usarla. Una preoccupazione condivisa anche al livello internazionale. “Questi sono problemi che nei prossimi anni qualcuno dovrà affrontare”, ha aggiunto il ministro, secondo il quale è necessario “ricostruire le condizioni per avere il rispetto del diritto internazionale”. Altrimenti, sostiene Crosetto, “i conflitti si risolvono con la legge del più forte, del più pazzo e di chi colpisce prima: penso che questo non sia accettabile”.
Ma mentre il ministro parla, l’Iran non sta a guardare e non è in silenzio. Anzi, minaccia di usare un’arma mai utilizzata se Israele andrà all’attacco. “I sionisti farebbero meglio a comportarsi razionalmente, perché se dovessero intraprendere un’azione militare contro Teheran in risposta all’attacco dell’Iran contro Israele, siamo pronti a usare un’arma che non abbiamo mai usato prima”: lo ha dichiarato il portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento Abolfazl Amouei. “Abbiamo piani per tutti gli scenari e agiremo con coraggio. Il nostro messaggio è la pace e allo stesso tempo la preparazione militare dell’Iran”, ha aggiunto, citato dall’Irna.
Dall’altra parte la notizia che corre sui media è che Israele risponderà all’Iran e l’attacco potrebbe essere “imminente”. Dopo i droni e missili lanciati da Teheran sul territorio dello Stato ebraico sabato notte, la comunità internazionale si chiede quale sarà la risposta del governo di Benyamin Netanyahu all’offensiva di Teheran. Analisti e osservatori sono divisi, ma gli Stati Uniti ritengono che la risposta di Israele sarà probabilmente limitata e potrebbe concentrarsi su obiettivi chiave al di fuori dell’Iran, nel tentativo di evitare una escalation più ampia, hanno riferito martedì i media statunitensi citando funzionari Usa. Invece di colpire direttamente l’Iran, il che secondo gli alleati di Israele corre il rischio di far entrare la regione in una spirale di guerra totale, fonti americane hanno detto alla NBC che Israele potrebbe colpire i ‘proxies’ dell’Iran, come le sue milizie in Siria o Hezbollah in Libano.
La possibile risposta israeliana all’attacco iraniano sarà dunque di portata limitata e molto probabilmente comporterà attacchi contro le forze militari iraniane e gli agenti sostenuti dall’Iran fuori dal territorio iraniano, secondo quanto trapela. Teheran ha fatto sapere comunque che anche un attacco ai suoi interessi al di fuori dell’Iran potrebbe innescare un’escalation. Secondo la stampa di Washington, i funzionari israeliani hanno informato gli Usa sulle possibili opzioni di risposta senza fornire nessun dettaglio, ma le opzioni potrebbero essere cambiate dopo l’attacco del fine settimana. Inoltre, non è chiaro quando avverrà una risposta israeliana, ma che potrebbe avvenire in qualsiasi momento.
Secondo l’emittente Channel 12 il gabinetto di guerra israeliano ha deciso di rispondere “chiaramente e con forza” contro l’Iran per lanciare il messaggio che Israele “non permetterà che un attacco di tale portata passi senza una reazione”. La stessa emittente tuttavia ha aggiunto che Israele non vuole che la sua risposta scateni una guerra regionale e che Tel Aviv Israele intende coordinare la sua azione con gli Stati Uniti.
A rivolgersi alla comunità internazionale è stato anche il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che ha invitato i suoi omologhi di trentadue paesi, tra cui l’Italia, ad adottare nuove sanzioni contro l’Iran. “Questa mattina ho inviato lettere a 32 paesi e ho parlato con decine di ministri degli Esteri e rappresentanti dei governi di tutto il mondo chiedendo che vengano imposte sanzioni al progetto missilistico iraniano e che il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica venga incluso nella lista delle organizzazioni terroristiche”.
Una risposta indiretta a Katz è arrivata dal capo della diplomazia europea, Josep Borrell, secondo cui per classificare le Guardie Rivoluzionarie nella lista delle organizzazioni terroristiche, “è necessario che un’autorità giudiziaria di uno Stato membro ritenga che questa organizzazione abbia commesso un atto terroristico. Per ora non è così”, ha detto Borrell a Le Monde. Anche il presidente Usa, Joe Biden, e altri leader hanno chiesto moderazione a Israele. I timori sono concentrati su un possibile attacco dell’aviazione israeliana sui siti nucleari iraniani.
L’Aiea, l’organismo di vigilanza delle Nazioni Unite per l’energia atomica, ha espresso la sua “preoccupazione” per la possibilità di un attacco israeliano agli impianti nucleari iraniani. Il capo dell’Aiea, Raphael Grossi, ha reso noto che la repubblica islamica ha chiuso i suoi impianti nucleari domenica scorsa, per “ragioni di sicurezza”, ma quanto alla possibilità di un attacco israeliano agli impianti nucleari iraniani, Grossi ha detto che “siamo sempre preoccupati per questa possibilità”, le parti devono adottare “estrema moderazione”.