Non accennano a placarsi le polemiche relative alla carcerazione di Alfredo Cospito e dei seguenti avvenimenti che hanno riguardato, nella fattispecie, i due parlamentari di Fratelli d’Italia.
Roma – La Procura apre un fascicolo sul caso “Delmastro-Donzelli”, per rivelazione e utilizzo del segreto d’ufficio. Il fascicolo non conta indagati ma i magistrati lavorano per appurare se le informazioni relative alle registrazioni fatte al 41 bis tra l’anarchico Alfredo Cospito e i boss mafiosi fossero coperte da segreto e, pertanto, non divulgabili. In questo senso si dovrà valutare l’eventuale posizione di chi ha dato materialmente le informazioni a Donzelli, ossia il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove.
La Premier esorta ad abbassare i toni e conferma, che la Procura fa il suo lavoro. In ogni caso, ha affermato più volte, che “non c’è bisogno di dimissioni, in quanto il ministero della Giustizia ha detto che i documenti non erano coperti da segreto e comunque le informazioni sensibili erano già sui giornali”. Meloni ribadisce, anche, la linea della fermezza nei confronti delle minacce anarchiche. Il Pd e tutta la sinistra su questa faccenda rinsaldano le fila, così le opposizioni, che fino adesso erano sparpagliate e disorientate, partono all’attacco del fronte avverso. Le dichiarazioni e le valutazioni dei singoli fuori dall’emiciclo dell’aula, invece sono sul 41 bis per l’anarchico, libere dal protocollo politico ed espresse in libertà.
Ognuno, cioè, ha il suo pensiero. Il capo del Dap Giovanni Russo è stato già ascoltato nei giorni scorsi, come persona informata sui fatti dai magistrati della Procura di Roma, nell’ambito dell’indagine avviata dopo un esposto presentato, dall’On. Angelo Bonelli dei Verdi, in merito alle informazioni rese note dal vicepresidente del Copasir nel corso del suo intervento alla Camera del 31 gennaio. Lo stesso giorno Donzelli ha riportato alla Camera i contenuti di alcune registrazioni svolte nel carcere di Sassari, dove Cospito era detenuto, prima di essere trasferito al carcere di Opera per motivi di salute legati allo sciopero della fame. In particolare, si trattava di conversazioni che l’anarchico aveva avuto il 12 gennaio scorso con boss di camorra e ‘ndrangheta che condividevano con lui l’ora d’aria prevista per il regime del carcere duro.
Un momento di “libertà e condivisione” per i detenuti, in cui hanno parlato del 41 bis e dell’importanza di fare una battaglia per indurre lo Stato a modificare questa misura detentiva. In pari data (12 gennaio) Cospito incontrava i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. “Allora voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi e coi mafiosi. Lo voglio sapere in quest’aula oggi”, aveva attaccato Donzelli. La polemica successiva, che ne è derivata, è storia che conoscono tutti. Sulla riservatezza di quelle registrazioni si è già espresso il ministero della Giustizia. I dialoghi riportati all’Aula non sono intercettazioni, ma registrazioni di sorveglianza.
Il Guardasigilli Carlo Nordio ha sostanzialmente “assolto” Giovanni Donzelli e indirettamente il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che aveva girato al collega quei documenti. Le conversazioni registrate al 41 bis non sono coperte da segreto, in quanto non sono intercettazioni che, per loro natura, sono classificate e autorizzate dall’autorità giudiziaria nell’ambito delle indagini. In sostanza, secondo la verifica interna svolta dal Ministero, si tratta di registrazioni di “mera attività di vigilanza” inserite in una scheda del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria sulla quale non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni.
In conclusione, la natura del documento non rivela e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati. Inoltre, dalla verifica si rileva che l’apposizione della dicitura “limitata divulgazione”, presente sulla nota di trasmissione della scheda, rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza. Il dibattito parlamentare e le insinuazioni politiche sono altra cosa, riservate al “Giurì d’onore”. Gli effetti mediatici sono assicurati.