La multinazionale ha annunciato la chiusura di alcuni stabilimenti europei di cui tre in Italia. In totale saranno 500 i lavoratori colpiti da questa misura, 41 solo nel Bel Paese. Intanto, la protesta a Milano comincia.
Il 18 dicembre davanti il punto vendita dell’Adidas di corso Vittorio Emanuela a Milano ha avuto luogo il presidio dei 41 lavoratori licenziati dalla società Adidastrike di Monza, con comunicazione sopraggiunta il 13 dello stesso mese. Un Natale di lotta si preannuncia per gli operai di Monza, che al grido di: “No delocalizzazioni, sì al lavoro”, hanno manifestato la propria ira nei confronti della multinazionale. La società tedesca ha predisposto in tutta Europa il licenziamento di 500 operai, con l’intento di snellire l’organico in vista dell’apertura della nuova sede in Portogallo.
Il paese della Rivoluzione di garofani ha un costo salariale nettamente più basso rispetto all’Italia, delocalizzare fuori dal Bel Paese consentirebbe all’Adidas di aumentare i profitti tagliando sugli stipendi. Una tattica puramente commerciale, dunque, che come sempre avrebbe le sue ripercussioni in primis sui lavoratori, ancora una volta abbandonati da leggi troppo blande nei confronti delle aziende. Nuovamente il Decreto Dignità del Movimento 5 Stelle non sembrerebbe funzionare, e con esso tutto l’apparato governativo.
“La maggior parte di noi sono madri o padri di famiglia – osserva L.P. lavoratrice dell’azienda-, non ci possiamo permettere di perdere il lavoro e lo stipendio. È stata una mattanza, nel nostro dipartimento hanno lasciato a casa 17 lavoratori su 18. Alcuni hanno oltre 50 anni e 15 di anzianità, in un mondo così competitivo diventa impossibile trovare nuovamente lavoro. Siamo molto dispiaciuti, ma anche stupiti. L’Adidas è una realtà sana, in crescita, non ha senso chiudere. Noi continueremo a lottare e scioperare fino a quando non otterremo un tavolo di dialogo con le Istituzioni e l’azienda.”
Le proteste di piazza sono state coordinate dalla CGIL FILCAMS Monza e Brianza, la quale tramite il suo Segretario Generale Matteo Moretti ha annunciato la solidarietà ai lavoratori e la vicinanza nelle proteste odierne e future.
“Adidas fattura miliardi – dichiara Moretti –. Nel 2018 il fatturato è aumentato del 15%, il dividendo degli azionisti del 45%. Proprio in questi giorni l’azienda ha presentato bilanci fantastici e ha annunciato che il 2019 sarà un anno da record. Noi, invece, non vogliamo ricordare il 2019 come l’anno della perdita del lavoro. La decisione di licenziare da parte di Adidas è dovuta alla volontà di delocalizzare in Portogallo, mantenendo, dunque, invariato il livello d’attività. È già previsto che un gruppo di lavoratori portoghesi venga qui per assorbire le competenze essenziali per la duplicazione del lavoro. Noi crediamo che questo sia ingiusto. Se l’Europa non è in grado di garantire il lavoro e il salario, il sistema salta. Pretendiamo che si ridiscutano i licenziamenti ed eventualmente gli ammortizzatori sociali e gli elementi conservativi dell’occupazione. Chiediamo il coinvolgimento delle Istituzioni, perché la responsabilità sociale prevista dalla Costituzione non deve essere solo un elemento richiesto dai lavoratori, ma devono essere le Istituzioni stesse, a partire dalla Regione e dal Ministero dello Sviluppo economico, a tutelare l’occupazione. Già l’anno scorso sono stati effettuati dei tagli sull’organico, quest’anno altri 500 in tutta Europa. La domanda sorge spontanea: l’anno prossimo quanti altri lavoratori perderanno il posto? Abbiamo richiesto l’incontro alla Quarta commissione d’attività produttive del Consiglio regionale della Lombardia, e nel frattempo continueremo con un percorso di sensibilizzazione che metta l’occupazione al centro della discussione.”
Il presidio davanti al brand center di Adidas Milano sembra solo l’inizio, i lavoratori non sono intenzionati a mollare, al contrario appaiono uniti e vogliosi di restituire al mittente questo regalo di Natale di pessimo gusto.