La grotta scoperta nel Sud della Francia dimostra che la preistoria ci stupisce ancora. Ritrovati dai moderni Indiana Jones rare pitture rupestri raffiguranti strani animali e simboli religiosi.
Quando la preistoria ci stupisce ancora! La storia dell’umanità e delle scienze è fatta di scoperte sensazionali che riescono ancora a stupire gli operatori. Non sfugge a questa modus operandi l’archeologia, termine di origine greco che significa letteralmente: studio dell’antico. Come è noto, è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante, grazie alla raccolta, documentazione, analisi, di tracce materiali riscontrate, tipo architetture, manufatti, resti biologici e umani. Ora quest’antica scienza è stata capace di lasciarci, ancora una volta, a bocca aperta.
All’inizio del mese di luglio nel sud della Francia, nei pressi di Marsiglia, sulla zona costiera è stata ritrovata una grotta. Fin qui nulla di eclatante, in quanto di grotte ce ne sono tante in giro per il mondo. Ma questa è una grotta molta particolare, quasi unica. Innanzitutto, è l’unica, finora conosciuta, ad essere decorata con incisioni rupestri e dotata di un ingresso sott’acqua. Infatti, per riuscire ad entrare c’è bisogno della perizia e competenza dei sub più esperti. Il riscaldamento del clima e lo scioglimento dei ghiacciai, con molta probabilità, potrebbe provocare un’inondazione della grotta stessa.
La storia della sua scoperta con un po’ di fantasia potrebbe essere annoverata tra le avventure di Indiana Jones, l’archeologo immaginario e protagonista del famoso film, interpretato da Harrison Ford: Alla ricerca della arca perduta, che diede inizio alla saga cinematografica del personaggio. Nel lontano 1985 il sub Henry Cosquer, a cui la grotta è stata dedicata, scoprì un tunnel di 36 metri sotto la superficie del mare.
Il sub tentò diverse volte di percorrerlo e quando le speranze sembravano essersi esaurite, riuscì, finalmente, nell’impresa di attraversare il tunnel per tutta la sua lunghezza, ben 122 metri, sbucando in quella che può, senz’altro, essere definita come la grotta delle meraviglie per le sue decorazioni.
Dopo l’iniziale stupore, iniziarono a serpeggiare i primi dubbi. Erano presenti, infatti, incisioni molto comuni nell’arte rupestre preistorica, come cervi, cavalli e stambecchi. Ma, anche, figure sconosciute di foche e di animali molto simili ai pinguini. All’inizio i dubbi sull’autenticità dei disegni erano tanti, ma la datazione del carbonio del materiale utilizzato per dipingere, ha dato parere di attendibilità con quelli preistorici.
Un’attenta analisi compita da esperti ornitologi ha stabilito che si trattava non di pinguini, bensì di Alche, una specie di volatili estintasi, molto simile agli uccelli artici, ma senza alcuna correlazione con questi. La grotta resta uno spettacolo che lascia esterrefatti.
Le immagini dipinte alle pareti sono state realizzate con vari metodi. Alcune sono incise con attrezzature di selce, altre dipinte con le dita o usando il pino silvestre, che una volta bruciato veniva usato come il carbone. Attraverso l’uso del modo in cui gli animali sono stati rappresentati, gli esperti si sono sforzati di capire a quale gruppo culturale e quale ceppo etnico dell’attuale Europa appartengano.
Molti disegni sono, ai nostri occhi, indecifrabili. Ad esempio uno sembra configurare un uomo con una strana testa simile alla foca, trafitto da una lancia. Sono state rinvenute, poi, impronte di mani in cui mancano parti di dita o dita intere. La stranezza è dovuta al fatto che sono apparse solo in questa grotta e in pochissimi altri luoghi. Gli esperti si sono chiesti se sono state tagliate apposta o si sono consunte a causa del congelamento?
Alcuni sostengono che le dita sono state piegate, e non consumate, per esprimere un messaggio. Chissà, forse era un artifizio scaramantico per indicare una buona caccia o un simbolo religioso, simile al nostro segno della croce! Grazie ai nuovi strumenti tecnologici, per studiare la grotta, comprese le decorazioni, ne è stata creata una sua replica in 3D, utilizzando il materiale acquisito durante le visite effettuate.
Questo ha reso possibile agli studiosi di accedervi virtualmente, vista la difficoltà di percorrerla, se non si è sub navigati. Inoltre, è un modo di conservare queste preziose testimonianze storiche, che rischiano di scomparire a causa del cambiamento climatico!