La montagna come luogo ideale dove vivere

Non tutti i fruitori che si recano in montagna, però, rispettano il luogo dove si trovano e il loro numero, sempre più crescente, si rivela un danno per l’ambiente.

Montagna e turismo: che fare? La montagna nell’immaginario collettivo scatena atmosfere oniriche e paesaggi mozzafiato, spirito d’avventura e il richiamo ai cicli della natura che restano impressi nella mente del visitatore accorto, come fotogrammi fissi, stagliati, netti. Essa corrisponde al 6,7% del PIL (Prodotto Interno Lordo) montanaro. Perché alla fine è lì che si va a parare, alla moneta.

Va bene la poesia dei luoghi ma è la più prosaica pancia a rivendicare le sue imminenti esigenze. E’ quanto risulta dal Rapporto “Montagne Italia” a cura dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), un ente che unisce e rappresenta i comuni montani per concorrere alla promozione e allo sviluppo dei territori. Dal rapporto è emerso il valore della montagna come attrazione turistica, ma oltre il 50% degli intervistati l’ha considerata ideale per viverci.

Il rapporto è un’analisi annuale sullo stato di salute delle aree montane italiane, mettendo in evidenza dati su demografia, economia e innovazione locale, come le Green Communities, ossia le zone in cui le diverse amministrazioni pubbliche locali si mettono insieme per promuovere la sostenibilità energetica, ambientale e sociale. Il rapporto descrive una fase di trasformazione delle montagne, che non sono più considerate aree marginali ma luoghi di sviluppo sostenibile e resilienza, con un saldo migratorio positivo e un forte potenziale di crescita. Le aree geografiche delle Alpi e degli Appennini sono state divise in “comunità territoriali” con determinate affinità.

In dettaglio sono 19,3 i posti letto alberghieri su 100 abitanti, mentre le presenze annuali sono state mediamente 1220 su 100 abitanti. Il soggiorno medio è di 3,1 giorni. Il rapporto ha compiuto un’analisi globale del sistema montagna, del turismo a essa collegata e dell’agricoltura. E’ stata salutata con piacere la crescita del numero dei turisti, senza per questo dover utilizzare termini fuorvianti come l’overtourism in montagna. Secondo questa visione si tratterebbero di picchi in particolari momenti dell’anno e in aree circoscritte.

L’overtourism rappresenta un reale pericolo per l’ambiente montano

Le recenti cronache sembrano raccontare altro, ovvero che i periodi dell’anno sono stati numerosi così come le aree che sono state più di una. E’ come mettere la testa nella sabbia, come fa lo struzzo. Picchi o overtourism, il risultato cambia poco: gli eccessi di persone non pronte per una vacanza in montagna lasciano solo danni e non risorse. Il rapporto ha sottolineato il fatto che il turismo in montagna non debba essere considerato come un parco divertimenti, ma una cooperazione col luogo del posto imparando a conoscerne le tradizioni e il ritmo.

La montagna più seducente per i turisti, come confermano i numeri, è l’Alto Adige, seguito dalle Dolomiti bellunesi. Poi la Bassa Valle del Tirso e Grighine (Sardegna), Vette dei Nebrodi (Sicilia), Locride. Si tratta di un rapporto ponderoso, analitico, nato nell’ambito del Progetto Italia e del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è attuato dall’Uncem per descrivere come si manifesta la contemporaneità nei territori di montagna. Secondo gli autori si tratta di “un documento approfondito e articolato che presenta dati socioeconomici di tutti i territori montani del nostro Paese. Il risultato è una fotografia molto fedele della situazione delle aree montane italiane”.

Più che la metodologia di analisi o la corposità del rapporto, stride il fatto che, comunque, trionfi, una visione consumistica del turismo montanaro, molto attento al portafoglio, giusto per carità, ma poco sensibile al suo equilibrio culturale, ambientale ed economico!