Emanuele Orsini alla guida di Confindustria annuncia la sua ricetta per imprese e territori e sta preparando le sue proposte alla politica.
Roma – La Confindustria di Emanuele Orsini, da pochi giorni nuovo leader degli industriali, apre a un confronto con maggioranze e minoranze, è “pronta a collaborare con tutti, sia con il governo che con l’opposizione”. E segnala una urgenza per le imprese, di cui parlerà con il ministro Adolfo Urso. “Abbiamo bisogno dei decreti attuativi per ‘transizione 5.0’ immediatamente”. Il successore di Carlo Bonomi, già vicepresidente di Confindustria con delega al Credito, Finanza e Fisco dal 2020, anno di pandemia e crisi, è figlio di un imprenditore, “federatore” di aziende diverse. Di Sassuolo, classe ’73, fino a oggi ha gestito aziende che fatturano in complesso 110 milioni di euro (72 fanno capo a Tino Prosciutti, 40 a Sistem Costruzioni e 17 a Maranello Village) e ora la scalata al vertice di Confindustria.
Il leader degli industriali mette sul tavolo del confronto quattro priorità, i “capitoli centrali” per l’industria: da un fermo no, in vista del voto per le europee, ad una “politica anti-industriale in Europa” al fronte dell’energia “come tema di competitività e di sicurezza nazionale”, puntando anche sul nucleare di nuova generazione. Orsini è netto, e viene ribadito ancora una volta con forza, il no a norme retroattive: Confindustria porrà al Governo il tema “della certezza del diritto: gli imprenditori hanno bisogno di chiare regole del gioco”. Vale per il superbonus, ma anche guardando avanti: “Il 5.0 sarà tutto su un sottostante di credito di imposta. Se le imprese non i fideranno più, come facciamo?”.
Il quarto punto sul tavolo è il taglio del cuneo fiscale e contributivo “che deve essere salvaguardato anche per difendere la capacità di spesa dei nostri lavoratori”. Il leader di Confindustria “sta lavorando” per mettere a punto la sua proposta, da presentare presto al governo, per un ‘piano casa a basso costo per la gente che viene a lavorare”. Serve per l’attrattività delle nostre imprese ma anche come elemento di welfare, con il costo degli affitti difficile da sostenere, spiega. Ed è un elemento che si intreccia ovviamente con il tema dell’immigrazione: “Abbiamo bisogno di una immigrazione controllata”, dice, e serve “integrazione: non possiamo permetterci persone che per cinque anni mandano i soldi nel loro Paese e poi ritornano nel loro Paese”.
Ancora, Orsini tocca il tema dell‘intelligenza artificiale da non considerare “solo come negatività” perché questa narrazione “porterebbe l’Europa ad essere il fanalino di coda lasciando lo spazio agli Stati Uniti”. E c’è anche il tema della filiera dell’auto: “Mi auguro che l’accordo Stellantis e Paese Italia rimanga e il milione di auto si producano”, e se “riusciamo a far arrivare un secondo operatore che viene a produrre e porta tecnologia ben venga, non se le viene solo ad assemblare”.
Per Emanuele Orsini è anche l’occasione per ribadire le ‘tre parole chiave’ con cui intende caratterizzare il suo mandato: “Unità, dialogo identità: “abbiamo utilizzato tre parole nel ricompattare Confindustria. E avere una Confindustria unità – sottolinea – vuol dire una Confindustria forte e vuol dire fare bene per il Paese”. Vuol dire anche, aggiunge, mettere in primo piano la “necessità di ascoltare tutte le imprese, tutti i territori, tutte le categorie: solo così si può fare sintesi, e portare al Governo le esigenze vere. Lo puoi fare solo ascoltando le imprese”. Sono anche “le tre parole usate nel ricompattare Confindustria” dopo il clima difficile delle elezioni per la presidenza.