La lentezza del processo al clan Moccia e l’accelerazione di Gratteri

Il procuratore di Napoli torna a vestire la toga, dopo le scarcerazioni dei vertici dell’organizzazione criminale per decorrenza dei termini.

Napoli – Nicola Gratteri torna a indossare la toga del pubblico ministero in un’aula di tribunale. Dopo le requisitorie del maxiprocesso Rinascita Scott a Lamezia Terme, il procuratore di Napoli si è presentato nell’aula 215 del Palazzo di Giustizia partenopeo per il dibattimento contro il clan Moccia, un procedimento finito al centro delle polemiche nazionali nei primi giorni di agosto.

Ad inizio estate, su disposizione del Tribunale, erano stati rimessi in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare i fratelli Antonio, Angelo e Luigi Moccia, ai vertici dell’omonima organizzazione criminale di Afragola, seguiti nei giorni successivi da altri dodici imputati. Il rinvio a giudizio risale al 2022: dopo tre anni di udienze non si è ancora giunti a una sentenza. L’istruttoria dibattimentale ha completato solo l’audizione dei testimoni dell’accusa, mentre l’esame di quelli della difesa – una lista sterminata di quasi mille persone – è iniziato solo da pochi mesi.

La presenza fisica di Gratteri in aula rappresenta un segnale inequivocabile. Arriva a due mesi dalla richiesta al coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, Sergio Amato, di una relazione dettagliata sui tempi processuali. L’iniziativa rimette al centro dell’attenzione il nodo della lentezza che caratterizza il procedimento Moccia, per il quale il presidente facente funzioni del Tribunale napoletano ha recentemente imposto un’accelerazione: da poche udienze al mese a quattro alla settimana.

La decisione organizzativa ha scatenato la ferma reazione della Camera Penale di Napoli, che ha proclamato quattro giornate consecutive di astensione dalle udienze, dal 14 al 17 ottobre, denunciando una lesione del diritto di difesa.

Il processo riguarda i Moccia di Afragola, definiti un clan di ‘colletti bianchi’ che avrebbe esteso la propria influenza fino alla capitale, dove i capi risiedono e conducono attività imprenditoriali da anni. Anche Roberto Saviano aveva commentato le scarcerazioni di agosto definendole “lo scandalo più rilevante dell’estate”, sottolineando come i Moccia non siano “semplicemente criminali o narcotrafficanti che sono riusciti, attraverso un cavillo, a farla franca per qualche mese”, ma piuttosto “un clan di imprenditori, con una linea politica precisa e una negoziazione continua con le istituzioni e con la società civile”, il cui obiettivo sarebbe considerare il denaro di provenienza illecita come “legittimo” purché non finanzi ulteriori crimini.

Gratteri non si è limitato ad affiancare i pubblici ministeri Ida Teresi e Ivana Fulco: ha preso la parola. “Questo è un maxiprocesso e le udienze devono essere prolungate e più frequenti”, ha dichiarato il procuratore, come riferisce Il Fatto Quotidiano. Nell’udienza a cui ha presenziato Gratteri erano previste le testimonianze di sette persone. Nessuno si è presentato.

Il procuratore ha richiamato l’esperienza del processo Rinascita Scott: “Si sono celebrate udienze fino alle 4 del mattino, per oltre due mesi consecutivi”. Un modello opposto rispetto al ritmo napoletano: in circa due anni e mezzo si sono tenute soltanto 60 udienze, mediamente due al mese, con una durata inferiore alle tre ore ciascuna.