Sembravano immensi, maestosi, eterni. Ed invece, lentamente, stanno morendo. Si tratta dei ghiacciai italiani, che si stanno preparando all’estrema unzione, certamente non voluta. E’ il risultato del monitoraggio della Carovana dei Ghiacciai, la Campagna a cura di Legambiente con la collaborazione scientifica del Comitato glaciologico italiano.
ROMA – C’è stato chi, in vena di immagini poetiche, ha ribattezzato l’agonia dei ghiacciai “estinzione liquida”, un modo elegante per definire la loro morte. Con i ritmi attuali, secondo gli scienziati per la fine del secolo spariranno dalle Alpi, con gravi ripercussioni sull’ambiente, la vegetazione e la biodiversità.
D’altronde quest’estate per molte settimane lo zero termico sull’arco alpino si è palesato oltre i 5100 metri. Addirittura 300 metri più avanti della cima del Monte Bianco, il punto più alto. E’ stato calcolato che il ghiacciaio Indren, situato nel massiccio del Monte Rosa, si sia eroso negli ultimi due anni di 64 metri, di cui ben 40 solo nell’ultimi 12 mesi. Legambiente ha diffuso una nota in cui è emerso che:
”…Nell’area del ghiacciaio di Indren – scrive l’ente ambientalista – dove fino a venticinque anni fa si sciava d’estate, ora c’è un deserto di roccia. Gli effetti generati dalla crisi climatica impongono una sollecita riflessione sul futuro della montagna, che da luogo di consumo deve trasformarsi in sede di elaborazioni innovative e sostenibili. Inoltre, allarmanti risultano anche i rilevamenti frontali su ghiacciaio di Bors, situato sul versante meridionale del Monte Rosa. Ebbene, nell’ultimo biennio si è registrato un assottigliamento di ben 18 metri, di cui 7 tra il 2020 e 2021 e 11 nell’ultimo anno…”.
Dopo essersi fermata in Valle d’Aosta e, poi, in Piemonte, la Carovana dei Ghiacciai ha proseguito il suo cammino in Lombardia. Qui, oggetto di monitoraggio è stato il Ghiacciaio dei Forni, che dopo l’Adamello è il più grande d’Italia ed è il più esteso del Parco dello Stelvio. Ma qui si potrebbe dire come i nostri padri latini “nomen omen”, ovvero “il nome è un presagio”. Nel senso che un ghiacciaio avendo a che fare con i forni non può che sciogliersi! A parte la facile ironia, il dramma è che il monitoraggio ha messo in luce che anche questo si è ridotto più di 40 metri nell’ultimo anno, circa 400 metri nel decennio.
Molto significative sono state le parole di Vanda Bonardo, naturalista e responsabile Alpi per Legambiente:
“…Quello che abbiamo osservato sul ghiacciaio dei Forni – ha concluso Bonardo – è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici. Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente…”.
Un essere che avrebbe bisogno di cure immediate da parte delle istituzioni, che sembrano guardare da tutt’altra parte. Perché annerita, collassata e piena di crepacci è la loro coscienza, se ne hanno avuto mai una!