Lega per Salvini Premier il nuovo soggetto politico che soppianta Lega Nord e Lega di Salvini? Ma no, Alberto da Giussano può rimanere tranquillo.
Sabato 21 dicembre 2019 si è svolto a Milano il congresso straordinario della Lega Nord che ha sancito la nascita ufficiale di un nuovo movimento: la Lega per Salvini Premier.
I delegati, peraltro non particolarmente numerosi (poco più di 100 persone quando gli aventi diritto erano cinquecento), hanno approvato all’ unanimità il nuovo statuto che ammette la doppia iscrizione: alla Lega Nord che rimane comunque in vita ed alla nuova Lega di Salvini. Ebbene sì, l’operazione del Capitano non è solo politica ma anche giuridica ed economica.
Il debito di quarantanove milioni di Euro con l’erario rischiava di “paralizzare” le iniziative future del Carroccio ed ecco allora “il colpo di genio”: la Lega Nord rimane in vita per restituire il maltolto in comode rate, da pagare durante i prossimi settantacinque anni, mentre viene creato un nuovo soggetto giuridico che può agire liberamente senza vincoli di spesa. Il congresso del 21 dicembre è stato però anche altro, ovvero il punto di arrivo di un percorso iniziato sei anni fa e che ha visto il partito di Alberto da Giussano cambiare letteralmente volto, trasformandosi da forza politica regionale in realtà nazionale e addirittura maggioritaria.
Matteo Salvini ha ereditato da Roberto Maroni un partito allo sbando ed è riuscito a risollevarlo sorprendentemente, portandolo da un misero 3% al 17% delle politiche del 2018 e poi al 34% delle ultime elezioni europee. L’intuizione del Capitano ha senza dubbio ripagato in termini di voti e di consenso: basta con la secessione e l’indipendenza della Padania, basta con “Roma ladrona” e con i “terroni che sono la palla al piede dell’Italia”.
É stato individuato invece un nuovo nemico: l’Unione Europea di Bruxelles, l’Europa dei poteri forti che persegue gli interessi delle èlites e vuole mettere l’Italia da parte, privandola della sua autonomia ma soprattutto della sua sovranità. E la narrazione sovranista e nazionalista ha funzionato senza se e senza ma, conducendo la nuova Lega a diventare il primo partito italiano.
É curioso ricordare che meno di dieci anni fa i dirigenti leghisti bruciavano ancora il tricolore e si rifiutavano di cantare l’inno di Mameli, mentre oggi si presentano come ipernazionalisti e come unici difensori del “territorio patrio” davanti alla presunta invasione di immigrati extracomunitari. Salvini ha stretto una forte alleanza con il Rassemblement National di Marine le Pen in Francia e con il partito nazionalista ungherese di Viktor Orban, ponendo le basi di una Internazionale Sovranista che si contrappone al fronte democratico/liberale composto da Popolari, Socialisti, Liberali e dagli emergenti “Verdi”, che hanno ottenuto un grande consenso durante le ultime elezioni europee.
La partita è aperta, vinca il migliore, anche se desta qualche perplessità il discorso che Salvini ha tenuto dal palco dell’Hotel Leonardo Da Vinci, proprio in occasione del congresso straordinario, laddove il segretario ha sostenuto di essere dalla parte giusta della storia, dalla parte del progresso e della modernità, mentre la sua politica è con evidenza conservatrice e reazionaria in materia di diritti civili e a volte pare volere riportare l’Europa agli anni trenta del secolo scorso, prima della seconda guerra mondiale e della nascita dell’ Unione Europea.
Si è rivisto al Congresso anche il “Senatur” Umberto Bossi, che ha appoggiato con qualche distinguo la svolta di Salvini, avvisandolo con toni polemici che se, però, vuole il simbolo della Lega Nord deve raccogliere le firme necessarie. Ebbene, la politica di Salvini è senza dubbio moderna e innovativa se paragonata a quella di Bossi, che si preoccupava esclusivamente dell’Italia Settentrionale da lui chiamata Padania e non si curava invece di raccogliere consenso dalla Toscana in giù, ma rimane più di un dubbio sul fatto che quella del Capitano possa rivelarsi esclusivamente un’operazione tattica pensata al solo fine di raggiungere Palazzo Chigi. Raccogliere voti seminando odio e paura è sicuramente più facile che presentare un progetto di coesistenza tra italiani ed extracomunitari finalizzato a costruire una società che sia contemporaneamente multietnica ma anche più sicura e migliore.