“green economy” il giornale popoalre

La “Green economy” fatica ad imporsi

I temi del cambiamento climatico e della transizione ecologica dell’economia sono di notevole interesse per l’opinione pubblica e le istituzioni politiche. Ma fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Roma – Tutti, a parole, anelano con ardore a raggiungere l’obiettivo, ma di fatto, ci troviamo in una situazione simile al celebre motto romanesco “la sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno la piglia”. Nel senso che tutti cianciano, a volte, a sproposito, e non si fa nulla di concreto, o molto poco. Il modo di dire nacque intorno al 1605, ovvero alcuni anni dopo la morte di una nobildonna di Roma, Donna Camilla Peretti. Sembra che quando era in vita abbia avuto diversi spasimanti una volta divenuta vedova. Pare che perònessuno di questi era alla fine intenzionato a sposarla. Così per la “green economy”.

Tutti la vogliono, ma nessuno ne sposa il progetto. Il mese scorso è stato presentato il “Global Green Skills Report 2023, un’analisi per verificare se esistono le tendenze per far incontrare forza lavoro e sostenibilità, sulla base dell’attività di oltre 930 milioni di utenti di LinkedIn. Quest’ultimo è un servizio web di rete sociale, gratuito, impiegato principalmente nello sviluppo di contatti professionali e nella diffusione di contenuti specifici relativi al mercato del lavoro. Ebbene, la strada è ancora lunga, incerta e impervia. Soltanto un lavoratore su 8 possiede una o più abilità nel campo della “sostenibilità ambientale”. La domanda di professionisti competenti da parte delle imprese è costante, ma il mercato langue.

Dal 2018 ad oggi, i professionisti “green” sono cresciuti del 5,4%, ma l’ offerta è di 9,2% annua. Sono richieste figure come il “Sustainability Analyst”, il “Sustainability Specialist” e il “Sustainability Manager”. Tutte figure che possono guidare le impreseverso emissioni di carbonio pari allo zero netto. La maggioranza di queste professioni sono nuove e rappresentano un’ottima possibilità per chi, per la prima volta, è alla ricerca di lavoro od, anche, per chi vuole cambiare posizione. Nonostante la pressante richiesta da parte delle aziende, i lavoratori privi di esperienze incontrano notevoli difficoltà a coprire questi ruoli. Pare che l’81% di coloro che vi accedono, ha minime competenze o esperienze nel settore.

Ed è proprio in questa fase che le istituzioni e le aziende giocano un ruolo importante e decisivo. Le istituzioni governative, le associazioni di categoria e sindacali dovrebbero agire con un unico obiettivo. Ad esempio foraggiando programmi di riqualificazione dei talenti e le proposte per la condivisione della conoscenza. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro è un’agenzia specializzata dell’ONU per la promozione della giustizia sociale e dei diritti umani internazionalmente riconosciuti, in particolare quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti. Sull’economia green ha sostenuto:

Un agire politico strategico per la creazione di posti di lavoro

“Il cambiamento climatico e la crisi ambientale stanno diminuendo la produttività ed eliminando professioni. Gli effetti deleteri di questi due processi si manifestano, in maniera spropositata sui più fragili”. Un agire politico che possa frenare questi meccanismi, può, potenzialmente, generare milioni di posti di lavoro. Ma è necessario investire in processi educativi e professionali per riuscire a liberare i talenti e le professionalità. Ora, una politica del genere non si scorge né a livello nazionale, né internazionale. Per fare ciò, urge un progetto e una visione a medio-lunga scadenza. Mentre, fino a oggi, hanno prevalso gli interessi particolari e quelli delle lobbies e la politica di piccolo cabotaggio!

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