La gloria e la prova: la storia di Salvatore Cascio

Prosegue il tour di presentazione dell’autobiografia del piccolo Totò di Nuovo Cinema Paradiso, impegno che sta riscuotendo un successo meritatissimo considerato il messaggio di speranza divulgato dal protagonista, necessario ora come non mai.

Palermo – Non riporterò i fatti narrati nel libro, ormai noti ai più, ma proverò a scrivere e a descrivere le mie emozioni, le osservazioni, leggendo del bambino che fu Salvatore “Totò” Cascio, il piccolo grande protagonista del film che ritengo il più emozionante e formativo della cinematografia siciliana e italiana degli ultimi cinquant’anni: “Nuovo Cinema Paradiso”, ma soprattutto dell’immagine che dà di sé, il Totò adulto e consapevole.

Salvatore Cascio

Il libro è un’opera autobiografica scritta con Giorgio De Martino. Dalla lettura si evince come Totò, distante ormai per età dal personaggio, si sia reso conto, in questi ultimi mesi, dall’uscita del libro che lo racconta, quanto la “persona” Totò all’epoca entrò nella vita della stragrande maggioranza degli italiani, e non ne ebbe mai più ad uscire. Salvatore Cascio, oggi quarantaduenne, con il suo emozionante, reale racconto di vita non romanzata, conferma d’essere ancora nei cuori degli italiani, e non solo, nei cuori di chi nel mondo lo ha amato nel ruolo di piccolo appassionato dell’ottava Arte: il cinema.

Il piccolo Totò

E certamente la grande accoglienza avuta ovunque, dalle TV ai giornali, non è mero “pietismo”. I sentimenti che accomunano i fan sono profonda ammirazione, stima, rispetto, oltre che gioia per aver ritrovato un pezzetto della propria vita, le atmosfere magiche del film, ben note a chi ha vissuto gli anni ’50/’60. Un periodo in cui identificarsi con personaggi come il piccolo Totò o come Alfredo, interpretato dall’indimenticabile Philippe Noiret, era possibile e auspicabile, come era nelle intenzioni descrittive del regista Giuseppe Tornatore, orgoglio siculo nel mondo. Così come furono magistrali e geniali le intuizioni musicali del Maestro Ennio Morricone.

Le testimonianze del film che rese celebre Giuseppe Tornatore (foto Alberto Asero)

Il libro, al di là della bella narrazione scorrevole ed emotivamente coinvolgente, è sicuramente un concentrato di positività, di amore per la famiglia, per i genitori in primis, ma anche di progettazione futura nel cinema. Soprattutto ci fa capire e gioire della svolta personale, la riconquistata autostima di Totò dopo aver attraversato lunghi anni di solitudine interiore e di non accettazione della malattia degenerativa agli occhi, la retinite pigmentosa, che gli ha procurato la perdita quasi totale della vista. La conseguenza di questa maturazione è stata la scelta di volersi bene.

Questo bene Totò lo condivide coi lettori, con grande generosità e dispendio di energie presentando ormai da mesi il libro in tutta Italia, attraverso la testimonianza della sua grande fede, nonché la sua grande volontà di rinascita e di contatto col suo pubblico. Per questo suo importante impegno personale, Totò merita l’approvazione e i grandi riconoscimenti che sta avendo in campo editoriale, per il messaggio di speranza che dona a chi sta attraversando un tempo fatto di sofferenza fisica e psicologica.

Palazzo Adriano, proscenio del famoso film (foto di Alberto Asero)

Per tutto ciò che fa, per il coraggio, per il grande esempio di forza e determinazione che rappresenta, so di poter dire, a nome di tutti i suoi estimatori, che egli è stato il piccolo grande protagonista più amato del cinema italiano, lo è tuttora e lo sarà per sempre.

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